Omc 2019 a Ravenna: «Riflettori sull’East Med»

RAVENNA. Si trova a presiedere un’edizione che ancora prima di iniziare fa segnare un record di presenze. Ma che va in scena, per la quattordicesima volta a Ravenna, in una fase convulsa per l’offshore italiano. Renzo Righini è a guida della F.lli Righini dagli anni ’70, ma dal 2015 è il numero uno anche di Omc, la Conferenza sull’offshore del Mediterraneo. Oggi una folla di migliaia di operatori del settore affluirà nei padiglioni del Pala de Andrè e il sentimento è lo stesso provato in varie occasioni in questi mesi: orgoglio mescolato a tensione. Fieri per il know how che Ravenna sa esprimere, ma l’ansia non è quella tipica della vigilia. È dovuta piuttosto dalla spada di Damocle sull’oil and gas italiano, rappresentata dal blocco di 18 mesi delle prospezioni di ricerca di idrocarburi sancita dal Governo. Con la speranza che questa possa essere dissolta oggi dalle parole del sottosegretario Giancarlo Giorgetti che taglierà il nastro.

Renzo Righini, molti parlano di un annuncio importante che potrebbe giungere da Giorgetti. Voi cosa vi aspettate dalla presenza di uno degli elementi più influenti a Palazzo Chigi, primo ospite di rilievo dell’Omc?

«Certamente che possa accrescere una sua sensibilità rispetto a questo mondo. La partecipazione ad un evento come l’Omc può significare una presa di coscienza rafforzata rispetto al contesto dell’upstream nazionale ed internazionale. Da parte di Giorgetti, accettare questo invito è già un segnale e nonostante ciò che è successo speriamo che questa edizione possa aprire nuove possibilità per le aziende ravennati ed italiane del settore».

Ma ritenete che dall’esponente leghista, già mediatore nella stesura dell’emendamento nel dl Semplificazione che ha portato a questo blocco, possa esserci un impegno ufficiale, una presa di posizione ulteriore?

«Beh, il Roca (Ravenna Offshore Contractors Association, raggruppa gli operatori del settore presenti nella provincia bizanzina, ndr) consegnerà un documento inerente la questione della moratoria inserita nel decreto approvato il 5 febbraio scorso. All’intero settore servono risposte. Auspichiamo ovviamente che le modifiche che verranno proposte dagli operatori possano essere accolte. O che per lo meno si possano comprimere in maniera importante le tempistiche per la scrittura del Pitesai, il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee. Acronimo che identifica, pertanto, la pianificazione inserita dalla normativa che dovrà essere effettuata nei 18 mesi di stop. Non mi sbilancio su un impegno ufficiale di Giorgetti all’Omc, ma se ci fosse si tratterebbe certamente di una bella sorpresa».

Su che cosa si caratterizzerà questa edizione dell’Omc?

«Si tratterà dell’appuntamento in cui discuteremo delle importanti scoperte nell’Est del Mediterraneo e dell’importanza che il rinvenimento di queste riserve ha dato allo sviluppo di quei Paesi. Peraltro molti giacimenti sono stati scoperti proprio da Eni, e questo apre opportunità di lavoro anche per le aziende italiane. Noi stessi abbiamo un intervento in corso in quelle zone. Parliamo poi di un ambito molto florido: la possibilità di trovare ulteriori depositi sembra molto significativa».

Se non altro, bloccata la ricerca di gas in Italia abbiamo potenzialità attraverso l’importazione estera...

«Beh, al netto del saldo ambientale assolutamente sfavorevole visto che nel trasporto di gas si perde sempre almeno il 25 per cento di materia prima e considerando la perdita economica del sistema Paese, non possiamo fare nemmeno questa affermazione».

Cioè?

«Al momento da parte del governo è stato dato uno stop, per ulteriori indagini ambientali, anche al gasdotto East Med-Poseidon, collegamento con un giacimento da 200 miliardi di metri cubi dalla zona sud di Cipro con influenze di Israele e Libano. Sembrano in effetti sbloccarsi le riserve su quello relativo Mar Caspio, l’ormai noto Tap. Al momento ci giunge quello della Libia e dell’Algeria. L’Italia non dovrebbe negarsi anche questo ruolo: quello di importante hub dell’area Mediterranea. Consideriamo che la Germania ha saputo diventare il distributore europeo del gas che viene dalla Russia. Se non sapessimo far valere questo contrappeso, a livello geopolitico ed economico faremmo un errore molto grave».

Nel futuro energetico italiano e mondiale però si parla sempre più di rinnovabili. L’Omc può approfondire anche quest’ambito?

«Beh, questi argomenti sono già presenti da anni. C’è una forte coscienza ambientale nel settore e non dimentichiamoci che sempre qui a Ravenna si tiene Rem, Renewable energy Mediterranean, ovvero la conferenza mediterranea sulle rinnovabili. Ma l’energia della transizione è il gas, e anche quello italiano è fondamentale per la de-carbonizzazione. Speriamo che Omc porti anche questa coscienza».

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