Villa Biagetti riapre a Ravenna dopo dieci anni

Ravenna

RAVENNA. Seduto sul divano di casa, guardando dal salotto il parco su cui davano le vetrate d’ingresso della sua villa, Raffaello Biagetti era solito ripetere a chi aveva accanto: «Questo è il mio quadro più bello». Quella vista, uno scorcio quasi nascosto alle spalle di via Faentina, era chiusa da dieci anni, dopo l’improvvisa scomparsa del creativo imprenditore patron del museo dell’arredo e dello showroom che per 60 anni ha portato il suo nome.

Ora i quattro figli hanno deciso di aprirla al pubblico, trasformando i luoghi della loro infanzia in una galleria di arte, design e arredamento vintage di altissimo livello. Si chiama “Biagetti design club”, uno spazio che espone pezzi da museo collezionati negli anni da Raffaello Biagetti, dove tutto – tappeti, mobili, lampadari, soprammobili e opere d’arte – è in vendita. Da alcune settimane il cancello che dà su via Caprera, alle spalle dell’ex showroom, ha aperto a visitatori e potenziali acquirenti.

La storia del design in casa

La decisione di ridare luce alla villa di famiglia, chiusa dal 2008, coincide con la fine di un’epoca, quella del Biagetti Store di via Faentina, aperto dal patron nel 1958 e ora affittato al piano terra a una catena specializzata in divani. «C’erano ancora gli spazzolini da denti in bagno, quando l’estate scorsa abbiamo iniziato a metterci mano», racconta la secondogenita, Alice. Tutto all’interno di quel gioiello dell’architettura progettato nel 1974 dall’architetto Danilo Naglia (allievo di Carlo Scarpa) rimanda alla loro infanzia: «Nostro padre – ricorda – ha sempre detto che l’avevano realizzata assieme, non lasciava mai a nessuno piena autonomia». Così, già dall’esterno, le forme squadrate richiamano l’attenzione e rimandano all’eleganza di Frank Lloyd Wright, con i materiali tipici delle due decadi successive, fra tutti il cemento.

Dentro i circa 500 metri quadri della villa si snodano le stanze vissute dalla famiglia Biagetti, inalterate o quasi. Il salotto ti accoglie con un quadro di Grosz, non a caso posizionato dietro un’opera datata Bauhaus, nel corridoio si snodano le sedie storiche, Frau e Cab Bellini (per citarne solo due), passando per la cucina dove, continua Alice, «nostra madre cucinava per noi e per i continui designer e artisti che passavano a rotazione». Nomi del calibro di Ettore Sottsass, Ron Arad, i fratelli Cassina e tanti altri. «Ricordo le feste nel salone con un sacco di gente strana, artisti, clienti importanti, e noi piccoli attorno». Volti che erano già o che sarebbero presto diventati protagonisti della storia del design, che hanno lasciato una propria testimonianza negli oggetti ora esposti.

Si passa al piano superiore, incontrando un quadro di Mattia Moreni e una scultura di Bruno Ceccobelli realizzata dalla storica Bottega Gatti di Faenza, per arrivare alla zona notte, nella stanza delle ragazze dove campeggia un’altra opera di Sandro Chia. E ancora, Mimmo Paladino svetta su un tappeto del ‘700, accanto a una sedia Albini degli anni ‘50 e a un pouf di Mis Van Der Rohe. Infine la camera da letto di Raffaello Biagetti, dove il letto Frau fa compagnia alla collezione di lampade di Salvador Dalì.

Gli eventi nel giardino

«Quando cresci in un luogo dai tutto per scontato – confessa Alice –. L’ho capito quando sono tornata a casa, dopo essere uscita e aver studiato. Mi sono resa conto di quanto aveva fatto nostro padre e del modo in cui lo aveva pensato, con passione, gusto, cultura». Per questo anche ora nulla, nella collocazione degli oggetti, è lasciato al caso. Accade così che anche nel disordine “razionale” del garage s’intravvede una delle accumulazioni di Arman. Poi si esce in giardino, nei circa 2000 metri quadri dove «sembrava di stare in campagna», che qualche anno più tardi hanno ospitato il ricevimento del matrimonio del fratello maggiore, Alberto. Da questa primavera diventerà il luogo per mostre temporanee, aperitivi e altri eventi uniti da un duplice filo conduttore, il design e il ricordo di papà Raffaello.

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