La Brexit preoccupa le imprese romagnole: in ballo 500 milioni di euro

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In ballo c’è una montagna di soldi, quasi mezzo miliardo di euro se si considera l’intera Romagna. Denaro che finisce alle imprese locali grazie alle esportazioni nel Regno Unito. E ora è tutto a rischio. La bocciatura del piano del premier Theresa May sulla Brexit e lo spettro di un “no deal”, una uscita rigida senza accordi, spaventa decine si aziende romagnole.

I numeri

A rendere la misura di quanto si muova sull’asse fra le tre province e l’Inghilterra sono le cifre elaborate da Confindustria Romagna sui dati Istat e riferite all’anno appena trascorso. L’interscambio commerciale vale 484.608.893 di euro in export e € 105.875.136 nelle importazioni.

Ad esportare maggiormente nel Regno Unito è la provincia di Forlì-Cesena con 204,3 milioni di euro (il valore delle importazioni è di 29,5 milioni di euro). Seguono le aziende della provincia di Ravenna con 161 milioni di euro di merce e materiali esportati in Gran Bretagna (l’import invece raggiunge i 51,2 milioni di euro). Rimini chiude l’elenco con un valore delle esportazioni verso l’Inghilterra di 119,2 milioni di euro (contro importazioni per 25 milioni).

Tutte cifre che, a quanto risulta, nel 2018 erano in aumento rispetto al passato.

I timori

Ora il rischio per le imprese romagnole, come quelle del resto dell’Italia dove le esportazioni che passano la Manica valgono in tutto 23 miliardi di euro, è di vedersi ridurre i volumi di affari.

«Già il solo fatto di non sapere ancora quale direzione precisa verrà presa dal Regno Unito è un rischio - ragiona il presidente di Confindustria Romagna, Paolo Maggioli -. L’indecisione non fa mai bene ai mercati e allo sviluppo delle aziende. Gli scenari che si sono aperti sono difficili perché sembra valere ogni ipotesi. Intanto non si sa se questo governo resterà in piedi. Siamo nel campo della non certezza. Si era immaginata un’uscita accompagnata e così non è stato. Per questo le aziende sono abbastanza timorose. Il pericolo è che calino relazioni, affari e di conseguenza fatturati».

Soprattutto se si considera che in Europa la Gran Bretagna rappresenta il terzo mercato per le esportazioni delle imprese dell’Emilia-Romagna dopo Germania e Francia. Ma è proprio sul Regno Unito che nello scorso anno si sono registrate le variazioni percentuali migliori.

«Nessuno può fare previsioni azzeccate - continua il presidente di Confindustria Romagna, Maggioli -. Possiamo solo augurarci che si trovi una soluzione. La cosa migliore sarebbe che questa ultima bocciatura del pano May portasse a un nuovo referendum. Parliamo di un grande Paese e c’è da sperare in un colpo di reni».

E la preoccupazione di Maggioli va oltre ai numeri delle imprese. «Non dobbiamo dimenticare che sulle spine ci sono anche tante persone, specialmente giovani, che stanno lavorando lì, che crescono e fanno esperienza in Inghilterra non essendo riusciti a trovare un lavoro, uno sbocco nel nostro Paese».

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