Dorì Europe porta il kiwi giallo da Castel Bolognese alla conquista della Cina

Ravenna

CASTEL BOLOGNESE. Vendere il kiwi in Cina è come proporre le mele in Alto Adige. Eppure il consorzio Dorì Europe, che ha la propria base a Castel Bolognese, è riuscito nell’intento e i primi container di kiwi giallo sono sbarcati, e stati venduti, a Hong Kong.

Motore del Consorzio è il presidente Giampoalo Dal Pane il quale gira il mondo per far conoscere il kiwi giallo Dorì, prodotti in Romagna ma anche in altre zone d’Italia e, per avere la fornitura 12 mesi l’anno, in alcune regioni dell’emisfero sud.

«Promuovere un prodotto di eccellenza - spiega Dal Pane - è qualcosa di straordinario, perché permette di far conoscere a molte persone i risultati del lavoro di tante altre, a partire da chi ha creato la varietà, passando per il vivaista, il produttore, quello che si occupa di imballaggio, il magazzino di lavorazione e infine il cliente. C’è tutta una filiera che, in questo caso, percorre il mondo».

Questo kiwi è caratterizzato da una estrema precocità, con un anticipo di circa 45 giorni rispetto a un Hayward raccolto con 7° Brix. Viene apprezzato dai consumatori per l’elevato grado brix e il buon equilibrio acido/zucchero.

«È un frutto che crea dipendenza - scherza il presidente - il consumatore se lo prova lo cerca di nuovo. Lo può trovare nella Gdo e nei negozi specializzati. Per il 2019 abbiamo in programma altri 100-150 ettari in Europa e altri 150 nel resto del mondo. Il Cile, Sudafrica e Australia sono le nazioni dove impianteremo il maggior numero di ettari».

Un container di Dorì nei giorni scorsi è stato distribuito in 5 punti vendita di Hong Kong e le confezioni sono andate a ruba. La tenuta del prodotto è rimasta costante per tutto il viaggio: imbarcati in Italia il 12 ottobre, lo sbarco è avvenuto il 26 novembre. Altri container sono in arrivo in questi giorni in Sudafrica e in Australia, oltre che in Asia.

Nei supermercati di Hong Kong, dove il Dorì è in vendita, i consumatori hanno apprezzato il prodotto che è stato fatto assaggiare con l’ausilio delle hostess. L’equilibrio fra componente acida e dolce, accompagnato dal colore attraente e dalla polpa consistente e succosa, hanno decretato il parere favorevole dei clienti del supermercato.

Il prezzo di riferimento nei supermercati si è aggirato fra i 5 e i 7 euro, a seconda della catena della Gdo. L’obiettivo è quello di far conoscere il prodotto e aprire definitivamente la strada per il 2019-2020.

Sul kiwi incombe sempre lo spettro della batteriosi PSA che negli anni scorsi ha causato l’abbattimento di tantissimi ettari in tutta Italia. «Non esistono varietà resistenti, e neppure completamente tolleranti a questa malattia - spiega il ricercatore Guglielmo Costa - ma la ricerca sta proseguendo. Noto più ottimismo sul problema PSA, mentre qualche anno fa c’era chi parlava di scomparsa dell’actinidia. Ancora non esiste la formula magica che risolve ogni problema ma, mettendo in campo un insieme di strategie, si può limitare notevolmente la diffusione e l’aggressività della batteriosi».

Dal punto di vista commerciale nel mondo, la Cina si trova di fronte a un bivio: se continuerà a importare, il mercato mondiale potrà continuare a crescere; se metteranno a dimora ancora molti ettari e vorranno esportare, potranno esserci problemi. La Cina è partita con 3000 ettari e oggi ne ha, si suppone, 110mila con prospettive di crescita. In Italia gli ettari sono circa 25mila. Paesi come Turchia e Iran sono in forte crescita.

Secondo Costa, il kiwi italiano è molto stimato nel mondo, ma le nostre esportazioni sono portate avanti da tante piccole, brave “aziendine”. La Nuova Zelanda ha un solo grande esportatore/produttore e la sua forza sta in questa forma di organizzazione.

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