Cmc Ravenna, saltano stipendi e tredicesima. C’erano istanze di fallimento pendenti

Ravenna

RAVENNA. «Guardi, per i posti di lavoro c'è ovvia preoccupazione. Il fatto invece che lo stipendio di dicembre e la tredicesima non saranno pagate nei tempi canonici lo dò, purtroppo, per scontato». Si prospetta un Natale difficile per i lavoratori di Cmc. Le ansie dovute ad un posto di lavoro che dopo la richiesta di concordato preventivo "con riserva" sentono a repentaglio, e ora la possibilità concreta di non ricevere il prossimo stipendio e di non sapere quando potrà essere corrisposto: «Ci chiamano anche dai cantieri esteri – approfondisce Roberto Casanova, nuovo segretario della FilcaCisl Romagna – per avere informazioni in tal senso». Sarà una delle domande che oggi il suo collega, Maurizio Bisignani, referente ravennate della Filca, porrà al Tavolo che si terrà in Regione alle 15. Un vertice che vedrà in viale Aldo Moro, nell'assessorato diretto da Palma Costi, oltre che i rappresentanti dell'azienda anche il sindaco Michele De Pascale e, fra i rappresentanti sindacali, Davide Conti, segretario della Fillea Cgil: «Nei fatti Cmc non ha mai detto di voler effettuare licenziamenti – sottolinea il dirigente Cgil -. Non avevamo mai però approfondito l'argomento, dal momento che durante l'ultimo incontro con la cooperativa non era stata ancora annunciata la richiesta di concordato preventivo in bianco (o con riserva, ndr) che è stata depositata martedì». Il provvedimento che Cmc ha intrapreso non è comunque risultato un fulmine a ciel sereno, nel sindacato di via Matteucci: «Sinceramente, quando il 15 novembre avevano esposto all'opinione pubblica l'impossibilità di corrispondere la cedola obbligazionaria – continua lo stesso Conti -, non ci aspettavamo nulla d'altro. Ad ogni modo quello che auspichiamo sentire domani (oggi per chi legge, ndr) sono risposte riguardo la continuità aziendale. Vogliamo capire quale sia il progetto di tenuta e rilancio della cooperativa». Nella consapevolezza di quanto la vita di questa cooperativa sia importante per l'economia della città: «Nella struttura ravennate ora sono circa 400 i lavoratori impiegati – spiega ancora Conti -. E 250 sono i lavoratori "in trasferta" nei vari cantieri in giro per il mondo assunti attraverso la "centrale" di via Trieste. In tutto sono un po' meno di 1800 i lavoratori italiani, per un totale di circa 10mila se si aggiungono le maestranze "locali" assunte per le commesse estere».

La domanda che verrà posta quindi sarà quella «riguardante gli ammortizzatori sociali, cassa integrazione in primis, che possa evitare qualsiasi ridimensionamento di personale. Inoltre – conclude Conti -, ora auspichiamo una comunicazione più fitta e completa. Abbiamo compreso il riserbo che era stato tenuto per tutelare il lavoro degli advisor, in considerazione anche dei possibili riverberi sul mercato obbligazionario. Ma adesso che i capitali della società sono messi al sicuro dal concordato ci sono gli spazi per un confronto più franco».

Istanze di fallimento pendenti

Emergono infatti i retroscena dei difficili giorni vissuti dalla coop all'indomani del 15 novembre. Il Messaggero ha pubblicato integralmente il ricorso per l'ammissione alla procedura di concordato preventivo ed è così diventato noto come Cmc sia stata raggiunta oltre che da decreti ingiuntivi, anche da «l'attivazione del Cross default» notificato nel 21 novembre scorso da Unicredit in conseguenza del mancato pagamento della cedola del bond. Nel documento, infatti, si esplicita come il concordato serva a «portare a compimento una complessiva manovra di riorganizzazione dell'esposizione finanziaria della Società, idonea altresì alla sterilizzazione di istanze di fallimento pendenti».

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