«La nostra sfida è quella del digitale. Ricerca subito a beneficio delle imprese»

Rimini

«Come associazione abbiamo un compito importante: essere il grillo parlante delle nostre imprese. Stimolandole e seminando in loro quel dubbio positivo che permette di anticipare i tempi e l’evoluzione del mercato».

Parola di Giancarlo Ferrari, da sei anni direttore Legacoop nazionale, impegnato nella sfida del nuovo Digital innovation hub cooperativo.

Di cosa si tratta esattamente?

«È lo strumento sul quale la nostra associazione scommette per la diffusione delle tecnologie digitali nel mondo cooperativo. Dopo l’accreditamento del Ministero dello sviluppo economico siamo arrivati alla costruzione della parte finale del progetto per renderlo operativo».

Questo cosa comporterà?

«Vogliamo allestire una struttura capillare che si relazioni con i principali centri di ricerca italiani a beneficio diretto delle imprese. Dobbiamo partire da una formazione rivolta soprattutto alla parte manageriale delle imprese, delle quali stiamo monitorando il crescente grado di interesse sull’argomento, al quale corrisponde un progressivo aumento dell’utilizzo dello strumento digitale. Ecco, pensiamo che l’Hub possa rendere possibile la transizione verso il digitale per tutto il sistema, portando con sé anche piccole e la medie imprese, sulle quali dobbiamo lavorare maggiormente».

La strada è quella dell’informatizzazione quindi?

«Molto di più. Non parliamo di acquistare computer più potenti ma dobbiamo prepararci a una rivoluzione di senso: non ci limitiamo a modificare l’iter di come produrre beni o servizi ma, ancor prima, decidere cosa produrre per anticipare l’andamento del mercato. Poi vogliamo costruire accordi con centri specializzati per il trasferimento tecnologico alle nostre imprese. Il terzo aspetto è pensare a come i principi cooperativi possano essere utili anche nel mondo digitale. Pensiamo a forme avanzate di partecipazione diretta dei soci per le cooperative a larga base sociale».

Come agirete sul territorio?

«A comporre la Rete Pico 4.0 saranno i Punti di innovazione cooperativa nei quali si articolerà il Digital Hub. Rete che rappresenterà al contempo il supporto istituzionale necessario per l’accesso alle opportunità offerte dal Piano nazionale impresa 4.0. L’Hub cooperativo garantirà attività di sviluppo e supporto con servizi e consulenza, progetti di affiancamento, programmi di accelerazione, azioni di comunicazione. E poi punterà con forza alla formazione, partendo dai nostri funzionari per arrivare alle cooperative. I centri di eccellenza di Pico 4.0 metteranno a sistema gli investimenti di strutture regionali e imprese, mentre i Punti di erogazione territoriale forniranno i servizi progettati. Infine Pico potrà contare sulla rete dei Punti di innovazione digitale di Unioncamere, che consentiranno una diffusione capillare del progetto sul territorio. Entro aprile 2019 puntiamo a coprire almeno la metà delle regioni attivando 10 Punti di erogazione territoriale e altrettanti di innovazione digitale».

Da non dimenticare a questo punto la seconda edizione di Coopstartup, per promuovere la nascita di nuove cooperative.

«In questo progetto abbiamo speso la modalità di accompagnamento delle imprese più moderna possibile ma vorremmo altresì che Pico diventasse una sorta di nave scuola. E, poi, sempre sul fronte della nascita di nuove imprese, stiamo discutendo col Ministero una evoluzione del modello “workers buyout”, ovvero quello che vede i dipendenti di una azienda in crisi rilevarla fondando una cooperativa. Stiamo valutando l’introduzione di altre due forme: una che permetta ai dipendenti di inserirsi quando il passaggio dell’azienda da padre in figlio non è possibile, anche perché semplicemente quest’ultimo non vuole proseguire; e l’altra è immaginare che i lavoratori coinvolti a loro insaputa in false cooperative possano prenderle in mano restituendo loro la legalità».

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