Corsini: «In Riviera adesso è l’ora della riqualificazione, puntiamo sulla qualità»

Rimini

Oltre 47 milioni di presenze da gennaio ad agosto. Più del 2017 che era andato in archivio come un anno da record. Il turismo continua ad essere linfa per l’economia della regione, con la Riviera ancora in crescita seppur tormentata dal nodo della direttiva Bolkestein. «Benissimo sono andate anche le città d’arte», precisa l’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini. «Certo si parla di numeri ben inferiori ma il trend degli ultimi tre anni è molto positivo».
All’improvviso un cambio di rotta nelle tendenze: meno mare e più monumenti?
«I numeri della Riviera restano inavvicinabili. Io credo che questo dato lusinghiero delle città d’arte sia dovuto al fatto che le principali di esse, anche quelle di medie dimensioni come le nostre, stanno investendo molto e il mercato chiede sempre più un prodotto di questo tipo. Il turista cerca scrigni di bellezze naturali e architettoniche. Si vive un aumento specie per il flusso di stranieri che crescono in doppia cifra, in particolare nei piccoli borghi. La scorsa settimana ero a Modena. Non è mai stata città turistica. Ora lo è. Si sente parlare straniero in ogni angolo e un impulso l’ha dato senza dubbio il museo Ferrari, in generale il marchio motor valley».
La costa resta comunque regina con numeri importanti. Il turismo balneare può puntare ancora più in alto?
«Faccio un ragionamento che può sembrare strano e su questo ho già aperto una riflessione con gli operatori. Il segno più nei dati fa sempre piacere ma non possiamo nascondere che ci sono anche problemi sulla qualità del prodotto. Queste presenze vanno sempre pesate».
Proviamoci.
«Al di là delle statistiche per me vale di più una presenza a 150 euro che consente all’albergatore di investire piuttosto che dieci da 10 euro che dequalificano il prodotto e offrono servizi minori. In questo modo non si aumenta la redditività».
Secondo il rapporto regionale sul turismo in Emilia Romagna ci sono però centinaia di strutture, specie nella Riviera, a una o due stelle. Difficile che possano offrire grandi servizi.
«Certe strutture dovrebbero essere riconvertite o uscire dal mercato. E questo è un pensiero condiviso anche dai vertici delle associazioni degli albergatori. Prendiamo ad esempio un hotel a tre stelle. Se ci sono imprenditori che riqualificano e ne fanno dei concept hotel, con prezzi medi, io credo che questi possano benissimo stare sul mercato e ottenere risultati. Quello che va capito è che ora dobbiamo giocare la sfida della qualità».
La Regione che ruolo gioca in questo?
«Sono due le misure che mettiamo in campo: per prima cosa approveremo una legge che riconosce il distretto turistico industriale della costa. In ballo ci sono 20 milioni di finanziamenti per i comuni. Non per tutti. Ci sarà un bando e saranno premiati quei progetti che puntano a cambiare il prodotto. Non butteremo soldi su generiche riqualificazioni. Dietro deve esserci un disegno. Faccio un paio di esempi: potranno concorrere progetti come il “parco del mare” di Rimini o come quello che si studia per per cambiare volto a tutta la costa ravennate intervenendo nel tratto che va dal mare alla pineta: via le auto e spazio a un progetto di qualità che ridisegna i cosiddetti “stradelli” dietro le dune. Questi sono piani che possono innescare l’intervento anche dei privati. Non semplici maquillage o opere di arredo urbano, ma progetti che puntano a cambiare il waterfront. In questa direzione si sta muovendo anche Cesenatico».
La seconda misura?
«Ruota sulla riqualificazione delle strutture ricettive. Stiamo chiudendo un accordo con la Cassa depositi e prestiti per mettere a disposizione risorse destinate ad abbattere i tassi di interesse che le imprese pagheranno alle banche che presteranno soldi per interventi su hotel e stabilimenti balneari e commerciali».
Di quanto parliamo?
«Tra i 20 e i 25 milioni, e siamo pronti a implementarli».
Come funziona?
«Faccio un esempio. Se un imprenditore deve riqualificare l’albergo per aumentare gli spazi delle camere, per costruire una piscina o una spa e l’intervento costa un milione va in banca e questa gli eroga 800mila euro restituibili in un arco di tempo lungo con un tasso di pre ammortamento di uno o due anni, a tasso di interesse abbattuto quasi a zero. Il 20% residuale, quindi i 200mila euro, li eroga direttamente la Regione a fondo perduto. Per il turismo è una cosa nuova. In Emilia Romagna questa formula è stata sperimentata per artigianato e industria meccanica».
E tra i balneari, con l’incognita Bolkestein a partire dal 2020, chi sarà pronto a rischiare?
«Già, questo è un nodo da sciogliere. Ne ho parlato anche con il ministro Centinaio al Ttg di Rimini. Non è più una questione di partiti, bisogna risolvere il problema senza giocare sulla pelle dei balneari. Entro il 2018 è necessario che il governo presenti una legge che può anche essere diversa da quella proposta dal centrosinistra. Non possiamo perdere tempo. E’ possibile anche prendere la legge fatta dalla Regione Liguria, eliminando l’impugnativa, e trasformarla in legge nazionale. In caso contrario l’Emilia Romagna è pronta a intervenire con un provvedimento regionale che garantisca i diritti agli attuali concessionari. Sappiamo che potrebbe essere impugnato ma dobbiamo passare dalle parole ai fatti. Non c’è più tempo per gli slogan». G.BED.

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