«Teniamo fermi i nostri principi e scommettiamo sull'innovazione»

Ravenna

RAVENNA. Il modo migliore per una cooperativa sociale di assicurare la più alta qualità possibile del servizio è avere sempre molto chiaro chi siano le persone per le quali si lavora. Un concetto di cui il neopresidente della cooperativa “Il Cerchio” di Ravenna, Michele Babini – eletto il 25 maggio di quest’anno – è un convinto sostenitore. E che spiega anche con l’esperienza maturata come amministratore pubblico, dieci anni da assessore ad Alfonsine durante i quali si è occupato di servizi alla persona.

Principi forti

«Ho sempre pensato che una cooperativa sociale debba aver ben chiaro qual è il suo obiettivo, salvaguardando gli aspetti inerenti il lavoro e quelli etici, professionali e umani. Tenere uniti questi valori è la vera sfida quotidiana di una cooperativa sociale, che si tale verso i soci e i committenti, sia verso i fruitori. La mia esperienza mi ha insegnato a guardare avanti, con lungimiranza senza pensare solo al breve periodo».

Solida esperienza

Entrato a fare parte della cooperativa nel 2003 come educatore nel servizio di appoggio scolastico, dal 2005 Babini ha ricoperto il ruolo di pedagogista all’interno del Consorzio Selenia (nato nel 1992 e che riunisce, oltre a Il Cerchio, anche il Consorzio “Sol.Co” e le cooperative sociali Progetto Crescita e San Vitale): ancora oggi continua a occuparsi delle strutture che operano nel campo della disabilità degli adulti e dei minori. «Oggi “Il Cerchio” è una grande cooperativa al cui interno si trovano competenze di altissimo profilo, sempre più specializzate. Del resto questo è il futuro di un’impresa che opera nel nostro settore: offrire servizi ad alta specializzazione nel campo dell’infanzia, dei minori, della disabilità, degli anziani».

I numeri

La cooperativa ravennate conta 500 soci circa e sviluppa un giro di affari annuale di oltre 16 milioni di euro. «Il Cerchio opera in tutta la provincia di Ravenna e in un area del Ferrarese anche in collaborazione con altre cooperative, importanti sono le collaborazioni con Zerocento nell’area dell’infanzia e con il Consorzio Sol.Co nell’area della disabilità. Abbiamo molti progetti per il futuro legati ai bisogni crescenti nel nostro territorio, progetti che mirano a dare risposte di qualità e che determineranno i prossimi anni del “Cerchio”. Ci sono aree di bisogni in continuo mutamento che richiedono una continua evoluzione delle risposte, penso all’infanzia dove, a fronte di un calo del numero dei nati, si riscontrano bisogni nuovi da parte delle famiglie, penso al mondo degli anziani dove aumentano i casi di demenze e sono necessari interventi professionali che vadano al di là del proliferare delle case famiglia». Il lavoro di progettazione riguarda anche un altro grande settore di intervento della cooperativa, quello della disabilità. «In questo campo specifico stiamo progettando progetti particolarmente interessanti. Per esempio il centro di documentazione “Reciprocamente”, che rappresenta una nicchia di servizio che si occupa di Comunicazione Aumentativa-Alternativa (Cca) e il Nucleo di valutazione “Archimede” che si occupa di gravi disabilità all’interno del Consorzio Selenia».

«A livello organizzativo – prosegue Babini – ho trovato, come mi aspettavo, un gruppo dirigente molto attento e professionale, con una giusta distinzione tra ruoli e con una grande attenzione a soci e committenti. Direzione e responsabili dell’area si occupano della gestione del controllo del budget mentre il consiglio di amministrazione svolge un ruolo di indirizzo e di rappresentanza della base sociale».

«Una cosa molto bella della nostra cooperativa è il grande senso di appartenenza – conclude il presidente –. Da questo punto di vista continuiamo ad impegnarci per creare nuovi strumenti che consolidino il legame fra i soci e la cooperativa. Il socio va messo al centro anche con pratiche innovative tutte da studiare a partire da continui corsi formativi e da innovazione costante. Credo che il concetto di appartenenza sia un valore su cui ha senso puntare, anche perché in una società come l’attuale che tende a disgregare, il nostro compito è tenere assieme».

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