Gli albergatori alla Finanza: «Airbnb, servono i controlli»

Rimini

RIMINI. È guerra aperta degli albergatori contro le stanze date in affitto dai privati sui siti specializzati, in particolare su Airbnb, che negli ultimi otto anni ha avuto una escalation partita da un annuncio nel 2009 fino ad arrivare ai 1.204 nel 2016, in tutta la provincia. Una crescita vertiginosa dietro la quale «si nascondono in diversi casi persone che affittano interi stabili, decine di appartamenti, posti letto per più di sei mesi».

A tuonare è la presidente di Aia, Patrizia Rinaldis, che in questa battaglia, e in vista dell’estate, ha deciso di arruolare anche polizia, guardia di finanza e Comune. «Ho inviato delle lettere», spiega la numero uno degli albergatori, «con l’obiettivo di attivare un fronte unico affinché ci siano dei controlli per chi non rispetta le regole, ovvero persone che non affittano in modo occasionale e che non adempiono a tutti i doveri degli imprenditori del turismo: questa è concorrenza sleale alla quale mettere un punto una volta per tutte».

L’impresa non è delle più semplici: solo nel comune di Rimini gli annunci di Airbnb sono arrivati a 632, con un boom rispetto al 2015 del 46 per cento, stando all’ultima ricerca effettuata da Federalberghi. E di queste centinaia di alloggi sul mercato, il 72 per cento è a disposizione per oltre sei mesi all’anno. Non solo: oltre la metà di chi affitta, il 53 per cento, gestisce più di un appartamento. I numeri di Airbnb sono saliti anche nel resto della provincia con il passare del tempo: a Riccione ci sono 110 annunci; a Bellaria Igea Marina 9; a Cattolica 67; a Misano 51; a Santarcangelo 31; a Verucchio 24.

In questo marasma di offerte, l’Associazione italiana albergatori ha deciso di schierare al proprio fianco tutte quelle strutture di b&b che «esercitano l’attività registrata in modo corretto». A loro, «ne abbiamo trovati 31 nel comune di Rimini», la Rinaldis ha inviato una lettera per segnalare «le strutture fantasma, che svolgono concorrenza sleale ed esercizio abusivo dell’attività ricettiva, provocando evasione e illegalità». E proprio per contrastare tale il fenomeno, è scritto ancora nella missiva inviata da Aia, «stiamo portano avanti una battaglia contro i “furbetti” che forniscono accoglienza senza avere i requisiti. Vengono danneggiate non solo le imprese turistiche tradizionali, ma anche la tua attività, che reputo importante ed innovativa».

Non solo, la presidente degli albergatori prosegue sottolineando «la necessità e l’urgenza di adottare un provvedimento a livello legislativo nazionale, che permetta di censire le strutture parallele che vendono camere e si pubblicizzano attraverso i principali siti di prenotazione o tramite i social». Obiettivo quest’ultimo, concludono da Aia, che si raggiunge «stando uniti», ed è per questo che chiedono ai b&b di associarsi. Al momento, a questa “chiamata alle armi” ha risposto una struttura ricettiva e a breve «la stessa iniziativa sarà presa anche a livello nazionale con il medesimo traguardo da raggiungere: fare fronte comune contro l’illegalità e la concorrenza sleale, e per tutelare chi le regole le rispetta».

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