Macfrut esplora la Cina sul campo

Rimini

PECHINO. Macfrut esplora direttamente sul campo le impressionanti potenzialità che il mercato cinese ha per l’intera filiera ortofrutticola italiana. Potenzialità che per il momento nel settore dei prodotti freschi si sono concretizzate solo per il kiwi, perché è l’unico frutto di cui è autorizzata l’esportazione nel colosso asiatico: nel triennio 2013-2015 ne sono arrivate 13 mila tonnellate, compresa una quota significativa proveniente da aziende del Cesenate (Apofruit spedisce ormai un centinaio di container all’anno). Presto, superate le barrire fitosanitarie, dovrebbero però aggiungersi gli agrumi. E poi la speranza è quella di ottenere il via libera anche per mele e pere. Un messaggio forte e chiaro in questa direzione è stato lanciato ieri a Pechino, in un incontro di presentazione dell’edizione 2017 di Macfrut, in programma a Rimini dal 10 al 12 maggio. Davanti ad un centinaio di operatori e di ospiti qualificati, tra i quali Li Yan (figura di primo piano del Ministero dell’Agricoltura della Cina) e Jerome Lepaintre (in rappresentanza della delegazione dell’Unione Europea), Renzo Piraccini, presidente della grande manifestazione fieristica made in Cesena, accompagnato anche dal sindaco Paolo Lucchi, ha gettato un ponte promettente, alla presenza tra gli altri di Enrico Berti, dell’Ambasciata italiana.

La Repubblica Popolare Cinese sarà il Paese ospite d’onore di Macfrut 2017 (la Regione partner sarà invece la Basilicata, che è stata rappresentata nell’occasione dall’assessore Luca Braia) e questa presenza, che è il momento culminante di una partecipazione cinese alla fiera cesenate che va avanti da 16 anni, può diventare la rampa di lancio per sviluppare affari colossali.

Quasi il 20% della popolazione cinese ha infatti raggiunto ormai un benessere che la porta a cercare prodotti d’importazione di qualità e l’ortofrutta italiana è in cima alla lista. E’ evidente che quando si parla di un Paese che conta un miliardo e 400 milioni di abitanti pensare ad un quinto di loro come potenziali consumatori apre orizzonti di crescita quasi infiniti per chi sarà capace di cogliere l’opportunità. Per ora, kiwi a parte, in ambito agricolo il commercio italo-cinese ha riguardato soprattutto le tecnologie e le macchine usate per la coltivazione e la raccolta.

E da questo punto di vista ci sarà una novità nella prossima edizione di Macfrut: traendo ispirazione da quanto visto a Stoccarda, sarà ricreato all’interno della fiera un campo di prova, grande circa 30 metri per 20 e con 70 centimetri di terra, dove si vedranno le macchine agricole all’opera come in un vero podere e le si potrà ammirare anche su un maxi schermo, grazie a riprese fatte impiegando un drone. Ma la sfida chiave, come detto, resta quella di aprire il mercato ad altre eccellenze dell’ortofrutta italiana, perché quando cadranno i blocchi esistenti sul comparto del fresco, anche su questo fronte potrà accadere quanto si è già verificato per il kiwi italiano, che negli ultimi 5 anni ha visto crescere di ben 7 volte le esportazioni dirette proprio in Cina. E allora si capisce perché Amedeo Scarpa, direttore dell’Ice (l’Istituto italiano per il commercio estero) a Pechino abbia annunciato durante l’incontro di ieri un importante sostegno al Macfrut 2017: finanzierà la presenza di una delegazione istituzionale e commerciale di una ventina di cinesi all’evento del 10-12 maggio a Rimini. Sempre nell’ottica del gioco di squadra che - ha sottolineato Piraccini - è la carta vincente quando si vuole fare opera di internazionalizzazione, un altro alleato prezioso è il Cso, che attraverso le parole di Alessandra Ravaioli ha illustrato nella capitale cinese il progetto in corso per promuovere i benefici della dieta mediterranea, e quindi del consumo di frutta e verdura, in alcuni Paesi del mondo. Un supporto su cui si conta molto è infine quello di Coface, multinazionale francese specializzata in gestione dei rischi per le imprese, il cui ceo per l’Italia, Ernesto De Martinis, ha spiegato quanto sia vitale un sistema di assicurazione quando ci si approccia a mercati emergenti: il pericolo di mancati pagamenti da parte dei clienti è infatti sempre dietro l’angolo e questo vale sempre di più per la realtà cinese. Perciò un sistema organico di protezione, grazie al monitoraggio dell’affidabilità che Coface fa su 65 milioni di aziende e alla copertura delle insolvenze (che in Italia garantisce già per un ammontare di 30 miliardi di euro), viene ritenuto sempre più indispensabile anche per gli esportatori ortofrutticoli e si vuole studiare una qualche formula per renderlo appetibile ed efficace.

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