Si dia inizio alla "Festa de bagòin ma la tora"Quando il maiale si sposa

Rimini

SAN MAURO PASCOLI. “Paese che vai, bagòin che trovi”. Si può scherzare in tal senso, parafrasando il comune detto popolare, perché il modo dialettale di indicare il maiale in Romagna può ben sostituire la parola “usanza”.

Allevare maiali è, infatti, una tradizione largamente diffusa nella nostra regione, tradizione che s’intensifica nei territori emiliani. Il baghino – detto anche baghein in alcuni paesi – è in questi mesi al centro di manifestazioni e sagre come la Festa de bagòin ma la tora, alla sesta edizione alla Torre di Villa Torlonia da domani pomeriggio a domenica sera. Furono i Celti a introdurre nei verdi pascoli della pianura padana i generosi animali, fonte invernale di sostentamento per tante famiglie di contadini. Dal giorno di Sant’Andrea – il 30 novembre – non c’è macellaio che non sia alle prese con costolette, salsicce e ciccioli. In onore di antiche tradizioni contadine, dalle 15 di domani, abili norcini inizieranno con lo “sposalizio” del suino, ovvero la preparazione di carni, insaccati e salumi. In passato il 17 gennaio, giorno in cui si celebra sant’Antonio Abate, protettore di tutti gli animali domestici, il maiale si “smetteva” in un clima di festa particolare. La figura del santo è legata soprattutto al maiale, benedetto oggi come tanti anni fa in nome di una consuetudine medievale germanica.

Nell’XI secolo, alcune comunità tedesche erano solite allevare anche un maiale da regalare ai malati, curati in ospedali dove i monaci di sant’Antonio portavano conforto. I suini erano lasciati liberi di pascolare fino a quando non fu stabilito di realizzare dei recinti, all’interno dei quali chiudere gli animali eccezion fatta per quelli destinati ai moribondi. I maiali degli Antoniani divennero così sacri e qualora qualcuno avesse fatto loro del male, sant’Antonio lo avrebbe punito con una mortale malattia.

Lo stand gastronomico, gestito dall’associazione La torre, dispenserà tante specialità a base di maiale da assaporare con un rosso sangiovese. Pancetta, costolette e fegatelli saranno preparati e serviti con la profumata piada, resa ancora più invitante dallo strutto aggiunto all’impasto. Domani sera si aspetterà sant’Antonio con la “végia”, che un tempo si svolgeva nelle stalle ed è ricordata solo da chi ha già assistito a molte smettiture. Si ritorna a cantare e ballare, a condividere racconti e storie attorno al fuoco, a bere vino giocando a carte e mangiucchiando ciccioli.

Info 0541 932027

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