Dergin Tokmak, l'angelo che balla con le stampelle

Rimini

CATTOLICA. Il grande pubblico italiano l’ha scoperto durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo, quando, aiutato dalle stampelle, Dergin Tokmak ha stupito la platea del Teatro Ariston e i milioni di cittadini di fronte al piccolo schermo. Tokmak infatti, colpito dalla poliomielite quando aveva appena un anno, ha perso il controllo della gamba sinistra e in parte quello della gamba destra. Un handicap che non ha frenato la sua voglia di ballare e che, nel 2004, l’ha portato a ricoprire il ruolo dell’Angelo zoppicante nello spettacolo Vorekai del Cirque du Soleil. Un rapporto continuato fino al 2011.

Il ballerino tedesco si è esibito nei giorni scorsi a Cattolica, in occasione della terza edizione della Giornata della diversabilità, svoltasi al Teatro della Regina dove, nella mattinata, ha anche incontrato gli studenti di alcune classi quarte dei comuni di Cattolica, Gabicce, Gradara, Misano e San Giovanni in Marignano, assistendo alle testimonianze di diversi campioni dello sport paralimpico.

«Mio cugino, tre anni più grande di me, era l’unico che mi trattava come una persona normale – ha raccontato a margine della manifestazione – era affascinato dalla breakdance e io l’ho osservato e ho cercato di creare una mia tecnica. Poi, quando mi ha fatto vedere delle registrazione che mostravano qualcun altro che ballava sulle stampelle mi ha dimostrato che poteva essere possibile anche per me. Avevo 12 anni e in quel momento ho cominciato a pensare di poter realmente diventare un ballerino».

Quando hai capito che la passione per la danza poteva diventare un vero e proprio lavoro?

«Prima che ricevessi la chiamata dal Cirque du Soleil stavo per rinunciare al sogno di diventare un ballerino professionista e pensavo di dover tornare al mio precedente lavoro, quello di illustratore tecnico. Poi mi hanno contattato chiedendomi di coprire il ruolo che, fino a quel momento, era interpretato da un normodotato che fingeva di avere una disabilità. Le stelle, evidentemente, hanno ascoltato la mia preghiera».

Quanto ti alleni per riuscire nelle tue coreografie?

«Tre o quattro volte alla settimana per due o tre ore. Devo pensare che la parte superiore del mio corpo è quella che mi serve per fare tutto quanto, per cui devo conservare le energie anche per le esigenze della vita di tutti i giorni».

Cosa pensi di iniziative come quella a cui hai preso parte?

«È importante che i bambini capiscano che siamo tutti uguali, che ognuno di noi ha delle possibilità anche se non c’è la normalità di fondo. Sono cose che si dovrebbero insegnare a scuola insieme alla matematica e alle altre materie. Rientra nella normalità che ci siano delle disabilità».

Quali progetti per il futuro?

«In questo momento sto partecipando a molti eventi che vogliono sensibilizzare sul tema della disabilità. In futuro vorrei poter avere anche l’occasione di raccontare la mia esperienza con le parole non so, infatti, fino a quando il mio fisico mi consentirà di fare il performer. Ho scritto anche un libro, però disponibile, almeno per il momento, solo in tedesco».

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