Quattro storie "In bianco" dagli anni 60 a oggi

Rimini

CESENATICO. Dopo una residenza debutta a Cesenatico un fuori abbonamento interessante di prosa contemporanea. Domani al teatro Comunale ore 21 è ospite la compagnia riminese Patalò diretta da Isadora Angelini con Luca Serrani, Mia Fabbri, Denis Campitelli. Sono i quattro interpreti di In bianco applaudito una settimana fa a Rimini. Nel suo farsi lo spettacolo ha prodotto anche quattro soli nati dallo “scarto” drammaturgico di In bianco: Amalia, Tommaso, Emma, Claude, sono andati in scena nello spazio del Melting Box di Viserba Monte. Dopo Cesenatico In bianco arriverà in Sardegna. È un lavoro che cerca di capire la crisi attuale, etica ed economica, rifacendosi agli anni del boom, a quei Sessanta convenzionalmente definiti ruggenti, in realtà sottilmente inquietanti. Quei “giorni felici” vanno a comporre uno spettacolo per quattro personaggi che, evocando suggestioni in voga cinquant’anni fa, cerca di capire turbamenti, angosce del presente, precarietà. Ciò attraverso una scrittura originale completata da frammenti letterari di Eloide Durant, Julio Cortàzar, Gunther Anders. Il tutto nasce da una compagnia indipendente quale è Patalò che al centro della sua ricerca pone la scrittura scenica, fa attenzione alla coreografia, privilegia il lavoro dell’attore come autore. Costretta alla “pasta in bianco” (significato di patalò) per le precarie condizioni a cui gli artisti devono sottomettersi.

L’incipit rimanda a una trasmissione radiofonica dei ’60; il conduttore coglie quattro solitudini diverse alle prese con una notte insonne…

«Accompagnati da temi musicali e voci cinematografiche eco di un’epoca in cui tutto sembrava ancora possibile – introduce la regista Angelini – , due uomini e due donne sono colti in un momento di rottura rispetto all’andamento delle loro esistenze».

Come definirebbe i Sessanta ripensati oggi?

«Come un momento di scarto rispetto al rassicurante vintage con cui siamo abituati a pensare all’epoca del boom».

In che modo impostate la pièce?

«I quattro fili drammaturgici procedono per frammenti, in un unico scorrere di ricordi e sogni, di frammenti del loro passato e del presente evocato in alcuni avvenimenti storici. Si ricordano le prime navicelle che riportano indietro fotografie del lato nascosto della luna; la prima pillola anticoncezionale e la prima Barbie che convivono nel corpo di Marilyn; l’entusiasmo scientifico che voleva ricoprire con la vernice scintillante delle centrali nucleari i fantasmi di Hiroshima e Nagasaki».

Perché il titolo In Bbianco?

«Il bianco diventa il colore della luce di un ambulatorio, di un bagno pubblico, di una sala operatoria, soprattutto il colore del lutto in estremo Oriente. Oriente? Mi si obietterà visto che si parla di Occidente. Non è un errore; la musica è finita. Elvis è partito per il servizio militare e il rock’n’roll è un jingle per inserzioni pubblicitarie».

Claudia Rocchi

Euro 10. Info: 0547 79274

 

 

 

 

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