Museo dei bottoni: la storia passa attraverso un'asola

Rimini

In un caratteristico locale del 1800 ristrutturato ad arte, che comprende anche due delle 150 grotte esistenti sotto il colle Giove, a fianco della maestosa scalinata che conduce alla parte alta di Santarcangelo, si possono percorrere oltre duecento anni di storia del costume e non solo, raccontati dal Museo del Bottoni.

La collezione è articolata in funzione dell’epoca in maniera cronologica.

‹‹Credo che il successo del museo derivi da alcune caratteristiche››, sottolinea il suo ideatore Giorgio Gallavotti. ‹‹Noi raccontiamo tutte le storie di cui i bottoni sono testimoni e protagonisti: oggetti di ostentazione, di comunicazione, di seduzione, di provocazione. Racconti che affascinano i visitatori, perché fanno parte della nostra società».

Un museo che va ascoltato dunque: ecco perché in quattro anni e mezzo di attività fissa è stato visitato da oltre 170.000 persone. Sul libro delle firme le nazioni sono oltre centoventi.

I BOTTONI E LA STORIA

Nei vari “quadri” si possono vedere bottoni che sono stati testimoni di eventi, come l’invenzione della telefonia con Antonio Meucci, le Olimpiadi, l’affondamento della Bismark… Poi ci sono bottoni ricchi di arte e storia, come quello creato da Pablo Picasso negli anni Venti per Cocò Chanel, o il bottone con aquila stilizzata in metallo placcato oro del 1800, realizzato per Maria Luisa d’Asburgo-Lorena, seconda moglie di Napoleone, imperatrice dei francesi poi duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla.

In una sezione particolare, in 180 quadri si ripercorrono cento anni di storia del bottone dalla fine Ottocento alla fine Novecento.

LE CURIOSITÀ

Viene documentata anche l’evoluzione dei bottoni, avvenuta fra l’inizio e la fine del XX secolo: dai modelli stravaganti della Belle Époque ai bottoni di legno fine anni Trenta e Quaranta, alcuni pitturati graziosamente a mano, ai grandi bottoni degli anni Cinquanta tra i quali spiccano quelli sfumati in nero. E ancora: dai bottoni “gioiello” degli anni Sessanta, griffati da vari stilisti, al ritorno al privato negli anni Settanta, quando i bottoni sono di ferro per i jeans o i giubbotti. Bottoni classici fino agli anni Ottanta, poi ecco di nuovo il lusso con le pietre, gli strass o le materie prime pregiate…

L’EVOLUZIONE

Raccolto in 120 quadri ogni tipo di curiosità. Si parte da splendidi bottoni del Settecento e Ottocento, ove spiccano quelli del figlio di Napoleone, L’Aiglon, proclamato re d’Italia e morto a soli venti anni, e quello di sua madre Maria Luisa d’Austria. O ancora, il bottone del casato di papa Paolo VI. Si passa al metro di legno con timbro 1897/1898, o alle agganciature della contessa Odescalchi. Ci sono anche i famosi Netzuché in avorio giapponesi e quelli di metallo, dagli smaltati alle miniature. Infine i mosaici in madreperla indonesiani e quelli in corno indiani. Bottoni grandissimi e piccolissimi, fibbie, agganciatori, alamari...

INFORMAZIONI

www.bottoni-museo.it. Via della Costa 11. Tel. 0541 624270 – 339 3483150. Apertura dal martedì alla domenica con guida interna gratuita. Orario invernale 10-12 e 15-18, estivo 10-12 e 16-18.30/21-23.30. Il lunedì e la mattina festivi su appuntamento.

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