Mirca Viola: «Indago il mondo delle cam girl»

FORLÌ. È la sua seconda prova da regista dopo “L’amore fa male” del 2011: Mirca Viola, forlivese, miss Italia 1987 (ma il titolo le fu tolto, perché, contro le regole del concorso, era sposata), attrice, conduttrice di programmi tv, parla del suo “Cam girl” che uscirà nelle sale il 22 maggio. «Mi sono scoperta una forte passione per il mestiere di regista – afferma Mirca, 46 anni compiuti il 29 aprile – anche se il cinema rientra più che mai nel clima generale di precariato. Ma siccome credo che nella vita occorra rincorrere ciò che si ama anche guadagnando poco, preferisco fare qualcosa che mi piace».

Lo dicono in molti, ma poi nella pratica, specie nel vostro ambiente…

«Non ho una componente narcisistica spiccata: e, sembra un paradosso ma è vero, non l’avevo neppure quando ero al centro della scena… pensi che anche fare promozione al film, lo sento come una cosa scomoda. Ma allo stesso tempo conosco bene l’importanza della comunicazione, e so che dopo aver finito di girare anche queste fasi “pubbliche” fanno parte del gioco. Di me però ho scoperto che non mi piace stare al centro dell’attenzione. Preferisco invece raccontare la vita, i problemi della società, e trovo gratificante narrare qualcosa che vorrei trasmettere agli altri».

E il suo film parla di problemi attualissimi, oggetto di cronaca: l’attività delle “cam girl”, che una recente sentenza della Cassazione (n. 37188) considera come una forma di vera e propria prostituzione.

«Ho cercato di mettere in luce una realtà forte, che muove molto denaro ma di cui si parla poco e invece è diventata un problema sociale. Chi si offre per questi siti infatti spesso lo fa per disperazione, per mancanza di un lavoro: in definitiva per questa crisi, che sottrae occasioni proprio ai giovani».

Argomento attualissimo, infatti, ma il film è basato sulla realtà?

«Le storie sono vere, sono quelle di ragazze che abbiamo realmente conosciuto: di qui nasce il personaggio di quella che pensa di poter essere accettata solo se si mostra davanti a una telecamera perché lei sa fare solo quello, o di Gilda, la figura che forse mi è più “cara” per la sua fragilità, convinta dalla prospettiva di un guadagno veloce per cui lascia un lavoro modesto ma sicuro, o dell’altra, senza occupazione e disperata. Nella testa di queste ragazze non è così grave spogliarsi perché gli uomini sono “dall’altra parte”, ma poi succede che i siti da un giorno all’altro spariscono e le ragazze neppure vengono pagate per le loro “prestazioni”».

Quindi c’è anche questo aspetto negativo.

«E infatti mi ha incuriosita cercare di capire di più il fenomeno, e farlo capire meglio. Non condanno chi fa questo lavoro per scelta, ma mi fa stare male che una donna lo faccia perché costretta. Se capita questo, è evidente che in lei subentra un disagio psicologico fortissimo, che abbiamo voluto mettere in luce con il film».

Che però non vuole formulare giudizi morali.

«Certo: non mi sento di sposare un pensiero unico, e di condanna, verso il fenomeno ma ho constatato che questo mondo, come poi quello della strada, non è controllato, e comprende un’ampia fetta di donne e ragazze che a finirci dentro sono state costrette: una realtà che come donne non ci meritavamo, un’ultima frontiera che ha sgretolato molte nostre certezze di libertà e di autonomia».

Il 20 maggio il film sarà presentato in anteprima al CinePalace di Riccione (ore 20.30).

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