Il nostro mare quotidiano in una stanza

Rimini

 

BELLARIA Chiudendo gli occhi, il #BFF32 spalanca un cinema interiore. Attraverso l’ascolto.

Il Festival quest’anno, infatti, conferma l’attenzione agli audio documentari con l’installazione/evento Camera con vista. Panorama radio doc, a cura di Lorenzo Pavolini e Graziano Graziani, in collaborazione con Radio3 Rai. Trasformando 20 stanze dell’Hotel Ermitage in sale d’ascolto, dalle 15 alle 24 fino a oggi. Gli autori che fanno parte del progetto sono: Renato Rinaldi, Anna Raimondo, Marcello Anselmo, Alessandro Bosetti, Jonathan Zenti, Daria Corrias, Ornella Bellucci, Muta Imago, Ermanno Cavazzoni e Jean Talon, Giovanni Piperno, Alessandro Piva, Fabio Fiori.

Basta ritirare la chiave al bureau, scegliendo tra le stanze diverse. Per tutte il tema è il mare, pane per i denti di Fabio Fiori, scrittore e blogger, biografo d’acque salate e di venti.

«Il titolo del mio reading radiofonico è Il nostro mare quotidiano», sorride Fiori. «L’ho registrato a Rimini nel 2011, insieme al sound designer Marco Fagotti. E poi è andato in onda in Il cantiere, trasmissione di Radio3 che accoglie proposte confezionate specificatamente per la radio. Del 2013 invece è Il vento scrive, secondo un’espressione di D’Annunzio presa dalla tradizione marinara. Perché la sensibilità del marinaio arriva a leggere il vento da come segna la superficie del mare. Entrambi si possono scaricare dal mio sito: http://maregratis.blogspot.it/ . L’idea è quella del creative commons, del lavoro creativo condiviso. Perché anche il nostro mare quotidiano è gratis.»

E che cosa racconta, “Il nostro mare quotidiano”?

«Non c’è una narrazione. Ma riflessioni in un paesaggio sonoro in cui due voci, la mia e quella di mia figlia, si intrecciano a voci e musiche del cinema. Mia figlia, che non sapeva ancora leggere, recita come una filastrocca Preferisco il rumore del mare di Dino Campana, a memoria. C’è un frammento del Postino, quando Troisi registra il frangersi delle onde nelle diverse calette dell’isola, il sonoro d’un documentario anni ’50 sul lavoro dei pescatori, il respiro d’una fisarmonica. E da Amarcord di Fellini il tormentone del cieco che domanda, al passaggio del Rex: “Com’è, com’è?”. Una grande metafora dell’Adriatico, mi pare. Perché è quello che si chiedono molti quando si affacciano a questo mare che non si comprende né si apprezza subito, in cui un po’ ci si perde. Mentre per apprezzarlo tocca sganciarsi dallo stereotipo del mare trasparente, blu e coglierne lo splendore dei grigi, quello dell’ossidazione dei metalli, dello specchio di un cielo non sempre limpido».

«Una sensibilità – continua Fiori – che abbiamo noi abitanti la periferia grande che va da Rimini a Ravenna. Ma che è riuscita a cogliere anche la fotografa Valentina Vannicola, nel lavoro che ha fatto qui a Bellaria».

Info: bellariafilmfestival.org

 

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