Quinto Peep, braccio di ferro sui costi

Rimini

RIMINI. Il conto alla rovescia è iniziato: tra quattro giorni è prevista la sentenza del Consiglio di Stato in merito alla sospensiva dei pagamenti per le 870 famiglie del Quinto Peep, coinvolte nella bagarre dei maggiori oneri di esproprio - oscillano dai 2mila ai 9mila euro ad abitazione - e di quelli legati al riscatto volontario di proprietà delle abitazioni, che lievitano dai 35mila ai 50mila euro. Una partita pesantissima su cui si attende una risposta dopo che nel febbraio scorso il Tar ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal comitato contro il recupero delle somme da parte dell’amministrazione comunale.

Il confronto, a tratti infuocato, non è però terminato, tanto che la scorsa settimana i rappresentanti del comitato si sono incontrati con il capo di gabinetto Sergio Funelli. Sul tavolo, la trattativa per quanto riguarda le somme eventualmente da versare. Una delle rappresentanti del comitato, Daniela Montagnoli, chiarisce che «le nostre case sono state valutate dal Comune 3.800 euro a metro quadro per il riscatto di proprietà, una cifra a cui poi si applica un coefficiente che riduce la somma finale ma sarebbe comunque troppo alta partendo da quella base». La cifra di partenza, da cui partono i calcoli, spiega la Montagnoli, resta insomma la stessa di quella richiesta nel maggio scorso, quando sono state inviate le lettere dal Comune ai residenti Peep.

Il braccio di ferro continua serrato, anche perché, proseguono dal Comitato, «cerchiamo di trovare un punto di incontro ma siamo su mondi diversi: loro partono da delle cifre esorbitanti». E, ancora secondo quanto afferma la rappresentante del Quinto Peep, «l’emendamento denominato Petitti, per il taglio dei costi del 50 per cento, non è vero che porta a una decurtazione della metà della cifra richiesta: abbiamo fatto i conti e siamo ancora molto distanti».

Ora quindi si attende il responso del Consiglio di Stato, previsto per martedì 29 aprile, e si continua nelle trattative in cui, da parte del Comitato, è stata richiesta la presenza del sindaco. «Attendiamo da più di una settimana, da quando abbiamo inviato la lettera di richiesta incontro, ma non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta». A questo punto, le centinaia di famiglie coinvolte attenderanno il Consiglio di Stato per capire come muoversi. Di certo c’è che altre mosse sono nel cassetto. «I piani alternativi ci sono», conclude la Montagnoli, «siamo stati ricevuti anche dal prefetto a cui abbiamo spiegato che siamo esasperati e serve un intervento anche da parte sua».

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