Bugiardo, ma sognatore sincero

Rimini

Nel primo dopoguerra, Federico Fellini (Rimini 1920 – Roma 1993) pubblica “Il mio amico Pasqualino” firmandolo con il solo nome, per la collezione “Umoristi Moderni” delle Edizioni dell’Ippocampo di Roma. Oggi, il volumetto scritto ed illustrato dall’autore è disponibile in ristampa anastatica a cura della Fondazione Federico Fellini.

La storia del protagonista con il naso che assomiglia ad un innaffiatoio, “inadeguato” per affrontare le vicende della vita come molti personaggi felliniani, inizia e finisce con un sogno e altre fantasie. Il sogno e la magnificazione notturna dei pensieri sono una delle infinite “realtà” del grande regista. Fino al 6 gennaio 2014, nelle sale del Palazzo del Podestà di Rimini, è in corso la mostra “I disegni di Federico Fellini”, curata da Francesca Fabbri Fellini, nipote dell’artista e infaticabile promotrice della sua opera. Sono esposte 100 tavole appartenenti al “Libro dei Sogni”, i due volumi, il terzo è andato perduto purtroppo, sui quali dal 1960 al 1982 Fellini descrive e illustra i propri sogni seguendo il suggerimento dell’analista e psicoterapeuta junghiano Ernst Bernhard, berlinese d’origine ma romano d’adozione avendo professato per gran parte della sua vita nella capitale.

L’ammirazione per Jung che porterà Fellini ad andare a Bollingen in Svizzera per visitarne l’abitazione, la famosa “Torre”, è condivisa dall’amico Geoges Simenon con il quale il regista mantiene un intenso rapporto epistolare dal 1960 al 1989 (Carissimo Simenon, Mon cher Fellini, Adelphi Edizioni, Milano, 1998). «Lei è una forza della natura. E non se ne rende nemmeno conto. Lei obbedisce, volente o nolente, agli impulsi dell’inconscio.... Al di sopra dell’intelligenza Jung poneva l’istinto e l’inconscio, soprattutto l’inconscio creatore: una definizione che potrebbe andare bene per il suo genio, caro Fellini».

Così, il “leggendario” romanziere belga, come lo chiama il regista, gli scrive il 3 gennaio del 1977 e riprende l’argomento due anni dopo, l’8 gennaio: «Lei crea con il suo inconscio... Sono sempre stato convinto che la creazione sia inconscia, ed è questo che la distingue dalle opere frutto della sola intelligenza o di abilità».

La grande intuizione di Bernhard è di aver capito che per Fellini le annotazioni del sogno e la loro rappresentazione grafica possano essere una necessità vitale, una sorta di archivio della memoria insostituibile strumento di lavoro per la sua produzione artistica. In tutte le sedi del suo percorso espositivo, “Fellini Oniricon. Il libro dei miei sogni”, a partire dalla festa del Cinema di Roma nel 2007, a Rimini l’anno successivo, a Padova nel 2009 e all’Academy Awards di Los Angeles nello stesso anno, ottiene un grande successo di pubblico. D’altra parte Fellini è un grande disegnatore che disegna per tutta la sua vita e in ogni momento di essa. Ne sono una prova gli innumerevoli “foglietti” volanti pieni di disegni, sempre molto accurati, mischiati a numeri telefonici e appunti vari.

La visione diretta della grafica felliniana è una scoperta inattesa che coinvolge e intriga come i suoi film. I ritratti, le caricature, le scenografie, l’universo femminile così grottesco ed esagerato, e tanto altro, rivelano una abilità straordinaria a sintetizzare un’idea, un evento o anche solo un’atmosfera. I testi complementari ai disegni, si rivelano fondamentali per comprenderne appieno il significato, la collocazione cronologica e l’influenza che avranno sugli sviluppi futuri dell’opera cinematografica del maestro. Una mostra che è necessario vedere e rivedere, leggere e rileggere per l’enorme quantità di sollecitazioni che provoca nel visitatore. (s.s.)

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