Elio Morri, "chioccia" di grandi idee

Rimini

RIMINI. «Arriva finalmente l’omaggio della città a Elio Morri (Rimini 1913-1992) uno dei suoi artisti più significativi». Così l’annuncio sulle pagine del Corriere Romagna qualche giorno fa, facendo riferimento alla mostra dedicata all’artista riminese nell’ambito della 1° Biennale del disegno di Rimini, la fantastica kermesse ideata, promossa e realizzata da Massimo Pulini, artista, storico dell’arte e assessore alla Cultura del Comune, coadiuvato dall’impegno straordinario di un folto gruppo di collaboratori.

Entusiasmo, passione e competenza sono gli elementi distintivi della squadra e lo sono anche di Giulia Palloni, curatrice dell’esposizione dedicata a Elio Morri. Lo scorso anno, in occasione del centenario della nascita dell’artista, la Clinica Merli di Rimini organizza una mostra a lui dedicata e nell’accurato catalogo con scritti di Manlio Masini e Giulio Zavatta, Giulia Palloni tratta “Preludio alla scultura. I disegni di Elio Morri” (Raffaelli Editore, Rimini, 2014).

Si tratta di un’ampia disamina della grafica dello scultore che si integra con quella di Pier Giorgio Pasini pubblicata in occasione della mostra del 1993 nella chiesa della Crocina di Rimini. In questo nuovo appuntamento nel Museo della Città, la curatrice è riuscita a riunire una considerevole quantità di materiale qualitativamente eccellente, molto del quale ancora in casa Morri ma per lo più disperso in collezioni private. Il risultato premia sicuramente lo sforzo e le difficoltà dell’operazione: oltre 100 opere, molte delle quali sono esposte ai visitatori per la prima volta.

Tanti i disegni eseguiti su ogni tipo di materiale cartaceo reperibile sul momento, che rappresentano per l’artista quel nido delle idee che fa da sottotitolo alla Biennale, ovvero il supporto occasionale per gettare giù l’appunto di un’idea dal quale potrà venir fuori una scultura. Il confronto con l’opera successivamente eseguita che la curatrice realizza nell’esposizione è la condizione ideale per apprezzarne il valore e contemporaneamente osservare le modifiche che la manipolazione del materiale plastico produce nell’opera compiuta.

Fra i tanti, c’è anche il grande disegno del Concerto all’aperto del 1959, di quasi dieci metri quadrati, restaurato per l’occasione, sulla base del quale l’artista realizza il bassorilievo ligneo oggi nell’aula magna nella sede riminese dell’Università. Altri disegni hanno una loro completezza, indipendente da possibili progetti, come i “neorealisti” Calafati presentati alla Biennale del mare di Rimini nel 1953 o le bagnanti della fine degli anni Settanta.

Quello che emerge è un Morri che, nell’arco della sua lunga carriera, spazia attraverso le diverse correnti artistiche rimanendone in qualche modo contaminato ma sempre libero per la ricerca e il rinnovamento. Pur impiegando materiali tradizionali come il bronzo, il legno, la pietra, il gesso, la ceramica, il cemento, non disdegna il piombo e altri, francamente inusuali, come le reti metalliche e il cartone da imballaggio. È formidabile il Papa Montini esposto, fatto con quest’ultimo materiale. Il richiamo all’ondulazione del cartone diventerà uno dei motivi decorativi delle vesti dei profeti e di altre figure ecclesiali. Non mancano i “modellini” dei monumenti e le medaglie con i relativi bozzetti. La medaglistica è un’altra disciplina nella quale Morri eccelle, forte della frequentazione nel 1937 della Scuola dell’arte della medaglia della Zecca di Stato di Roma, sotto la guida di Giuseppe Romagnoli.

Si tratta di una esposizione di rara completezza e molto ben strutturata, capace di mettere in risalto la levatura artistica di Elio Morri evidenziandone il valore assoluto. Rimini, città d’arte, rendendogli omaggio in un evento internazionale come la 1ª Biennale del disegno, può contribuire certamente a dargli quella visibilità e quel riconoscimento che merita ampiamente. (s.s.)

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