Santarcangelo dei teatri, parla il neo presidente Boccia Artieri

SANTARCANGELO. Internazionalità, annualità e destagionalizzazione, rapporto di interrelazione dialogante con la comunità, non chiusura in spazi deputati, questi i punti da sviluppare per il neo-presidente, professore Giovanni Boccia Artieri, che l’assemblea dei soci di “Santarcangelo dei teatri”, ente organizzatore di “Santarcangelo festival”, ha nominato assieme al nuovo Cda. Abbiamo sentito l’ottavo presidente, docente di Sociologia della comunicazione e dei media digitali all’Università di Urbino e Direttore del Dipartimento di Scienze della comunicazione, Studi umanistici e Internazionali.

Incarico prestigioso e stimolante?

«Decisamente, sono molto contento, lo considero una bella sfida».

Quale è stato finora il suo sguardo sul festival come esperto di comunicazione che si occupa delle trasformazioni sociali e culturali della network society e di culture partecipate?

Le mie competenze mi hanno portato a studiare come le diverse forme artistiche impattino sulla società, tra queste i festival e tra essi Santarcangelo».

Come lo vede e quali le specificità rispetto ad altri festival? Che aspetti potenziare?

«Tre i principali aspetti che lo caratterizzano e lo rendono diverso. Primo: la vocazione internazionale, che non va sottovalutata ed è più forte di quanto si immagini, ciò non solo perché porta artisti internazionali ma anche perché ha una grande visibilità all’estero, basti dire che più della metà degli operatori presenti sono stranieri, questo porta Santarcangelo a interconnettersi col mondo e rappresenta un elemento di vitalità per il futuro che va sviluppato. Secondo: qui c’è un’attività annuale, il festival è il suo momento estivo ma per tutto l’anno la sua attività è continuativa con residenze, laboratori, ospitalità, rassegne, eventi, quindi il lavoro non si esaurisce con l’evento estivo. Sull’annualità cercherò di lavorare ancora di più. Molto interessante anche il suo essere promotore-conduttore di iniziative artistiche come lo è ad esempio “E’ bal” in cui Santarcangelo ha un ruolo primario. Terzo: il rapporto con la comunità, il festival ha una vocazione a lavorare con la comunità circostante e chi è ospite diventa cittadino temporaneo innestandosi nella comunità locale, questo aspetto secondo me dovrà essere ancora più sviluppato, per crescere in termini di conoscenza, integrazione e armonia. Argomento questo che merita approfondimenti e analisi».

L'intervista completa sul Corriere Romagna oggi in edicola.

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