Una festa dell'arte a Rimini

Rimini

RIMINI. Prima della pittura, prima della scultura, prima del design, della moda, dell’architettura, del cinema (come ha dimostrato Fellini ), a volte prima della fotografia, e in qualche caso anche prima della scrittura. Prima, c’è il disegno.

Dalle incisioni rupestri agli spolveri, dai bozzetti preparatori per una statua in marmo agli schizzi dello stilista che si trasformano in haute couture. Un primato riconosciuto dagli artisti per un’arte scarsamente frequentata dal grande pubblico.

Una Biennale del disegno mancava, adesso c’è. A Rimini, dal 12 aprile all’8 giugno. Ventitrè mostre, mille opere lungo i secoli e attraverso i generi. Un enorme contenitore che – parola del sindaco Andrea Gnassi – trae ispirazione dai visionari di Slow Food e dal Festival della letteratura di Mantova per «deombrellonizzare la città» che vuole «uscire dalla logica delle grandi mostre» (Marco Goldin non viene citato, ma è a lui e alle tre esposizioni di Castel Sismondo che si fa riferimento: 470.000 visitatori tra il 2009 e il 2012, in una città a vocazione turistica, butta via...).

«Ma Rimini – aggiunge Gnassi – adesso si può permettere altro».

Il progetto di questa biennale, ammette Gnassi, è dovuto a passione, incoscienza e coraggio: quelli che ci ha messo Massimo Pulini, assessore, curatore, coordinatore e soprattutto cuore di questa rinascita artistica, che ha chiesto uno sforzo straordinario al personale e chiamato attorno a sé artisti e studiosi, eccellenze riconosciute e giovani talenti.

Il clima è festoso, pur con la tensione dell’ultim’ora e la fatica di questi mesi. Irrompe anche Peter Gazzola che, per protesta contro il potere, indossa a mo’ di uomo-sandwich il suo manifesto balneare per Rimini, bloccando per qualche minuto la conferenza stampa.

Poco più in là, stanno arrivando le ultime casse dagli Uffizi: gli operai estraggono con attenzione un Guido Reni e attorno c’è la ressa dei fotografi. Le nuovi luci a led nelle bacheche del museo permetteranno di ospitare i fragili disegni antichi senza surriscaldarli; e l’impianto di climatizzazione risponde agli standard fiorentini.

Due gli sponsor importanti: le industrie Valentini e Alberta Ferretti.

Sui giornali nazionali si parla da tempo dell’evento, media partner il magazine Lazagne e la casa editrice Medusa e, per sancire il tutto, arriverà addirittura il ministro Giuliano Poletti sabato 12 alle 17 nel salone dell’Arengo per l’inaugurazione ufficiale. Ci sarà anche il soprintendente Luigi Ficacci. La vernice proseguirà fino a sera lungo un percorso che si snoderà con varie tappe nel centro storico. Si aprirà con la performance del writer Filippo Manzone che realizzerà la scritta “Biennale del disegno” su una parete dell’Arengo. L’inaugurazione in musica terminerà alle 20 nel giardino dell’ala nuova del museo, dove il faentino Oscar Dominguez, fra i maggiori artisti di land art, svelerà una sua installazione appositamente realizzata.

Ma che c’è da vedere? Ecco una parzialissima selezione.

Krobylos. È la mostra più importante, dal Parmigianino a Kentridge in due sedi, la Far e il Museo della Città. Tra le opere esposte: Guercino, Tintoretto, Reni, Tiepolo. E poi Depero, Vedova, Tàpies, Sol LeWitt... I curatori, oltre a Pulini, sono Marinella Paderni, Alessandra Bigi Iotti e Giulio Zavatta.

Elio Morri. Arriva finalmente l’omaggio della città a uno dei suoi artisti più significativi (1913-1992). Giulia Palloni ha rintracciato e raccolto – al primo piano del museo – disegni e bozzetti (esposti nella manica lunga) e sculture visibili lungo il corridoio, in un bellissimo allestimento materico fatto con casse in legno di recupero.

Domenico Baccarini (1882-1907). Un nucleo di 43 opere grafiche della Pinacoteca di Faenza in mostra alla Far di piazza Cavour a cura di Annamaria Bernucci. Talento precoce prematuramente scomparso, diede vita a Faenza a quello che è noto come un vero e proprio “cenacolo baccariniano”.

Gianluigi Toccafondo. Sempre alla Far, a cura di Fabio Biondi, il “cinema disegnato” del sammarinese (1965) pittore, illustratore e cineasta.

Antonio Basoli. Castel Sismondo ospita questo “giro intorno al mondo” dedicato all’artista di Castel Guelfo (1774-1848), «visionario inventore di un immaginario fantastico da cinematografia contemporanea». La mostra «strepitosa» (Pulini) è firmata da Eleonora Frattarolo.

Hugo Pratt. Riminese per caso (nacque qui nel 1927, morì a Losanna nel 1995), all’autore di Corto Maltese è dedicato uno spazio, curato da Egisto Quinto Seriacopi, sempre al castello.

Adolfo Coppedè. Ancora la rocca ospita le opere dell’architetto (1871-1951) – autore a Roma di un intero quartiere che porta il suo nome – scelte da Tommaso Strinati.

Leonardo Sonnoli. Riminese, graphic designer di fama internazionale, espone a Palazzo Gambalunga (sale antiche).

Paolo Rosa. Un altro riminese, purtroppo recentemente scomparso, a cui la città rende omaggio. La moglie Osvalda Centurelli e Roberto Paci Dalò presentano a Palazzo Lettimi i suoi disegni per Studio Azzurro, da lui fondato a Milano nel 1982.

Cantiere disegno. Coincide con l’apertura della nuova ala del Museo della Città, è una collettiva di 41 artisti contemporanei nelle sale dell’ex padiglione ospedaliero.

A latere. Tra i numerosi momenti di approfondimento, l’incontro con il critico ravennate Flavio Caroli nell’ambito del Disegno festival (16-25 maggio), per il quale arriverà anche un’opera di Umberto Boccioni (Donna che cuce), appena acquisita dalla Banca Popolare Valconca. Inoltre, nel Circuito open, workshop e residenze, stage e laboratori, conferenze, spettacoli e video in gallerie, librerie e studi privati.

Musei aperti la sera. Per la prima volta il Museo della Città e Castel Sismondo saranno aperti anche di sera: dal martedì al venerdì dalle 16 alle 22.30, sabato e domenica dalle 10 alle 23. E che la festa abbia inizio.

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