L’Opera di Pechino e “La leggenda del serpente bianco” a Cesena

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CESENA. Un teatro di respiro internazionale, un intreccio di energie tra Oriente e Occidente per contemplare un teatro che sorprende, si contaminano intessendo nuovi scambi culturali amichevoli. Scenario del nuovo progetto Ert/Bonci/Cina è l’evento che va in scena stasera alle 21 e domenica 6 gennaio nel teatro cesenate, uniche date italiane di un’opera che viene da molto lontano.

Il serpente bianco

È “La leggenda del serpente bianco” antichissima favola cinese nata da una tradizione orale che si tramanda da secoli, e che viene riportata in scena dalla Compagnia nazionale dell’Opera di Pechino, il più autorevole gruppo teatrale della Cina, da decenni in giro per il mondo, depositario per eccellenza della tradizione dell’opera cinese. L’evento si avvale del patrocinio dell’Ambasciata cinese in Italia, nell’ambito del Capodanno cinese che culmina a febbraio; stasera al Bonci, per la prima, è ospite l’Ambasciatore cinese con signora. Il progetto fa parte della “Via della seta” avviata fra le due nazioni.

Il progetto

I rapporti teatrali con la Cina furono avviati da Ert dalla direzione di Pietro Valenti, ora sviluppati dalla direzione artistica di Claudio Longhi. Il primo frutto di questo scambio culturale come ponte fra le due culture, risale al 2015 con il “Faust” da Goethe realizzato con attori dell’Opera di Pechino e italiani, per la regia tedesca di Anna Peschke (fra i musicisti anche Luigi Ceccarelli di Cesenatico). È in corso una nuova coproduzione Italia Cina, la “Turandot” (da Gozzi e Puccini); L’Opera di Pechino l’ha presentata in dicembre in Cina; il 23 gennaio è atteso il debutto italiano a Modena, regia di Massimo Plini. “La leggenda del serpente bianco” appartiene a un genere che, pure con molte differenze a cominciare dalla musica, può ricordare il nostro melodramma; il Bonci, teatro lirico per eccellenza, è stato così individuato come scenario ideale.

Favola senza tempo

«Si rifà a una favola senza tempo, “La leggenda del serpente bianco”, nei secoli riscritta e rimaneggiata; è un classico del teatro di tradizione cinese, teatro che si è sviluppato tra il X secolo culminando fino al ‘700. È portata in scena in una forma “pura” che prevede parti di canto, di recitazione (anche mescolate in un recitar cantando), quadri di danza e di arti marziali acrobatiche che accentuano la dimensione estetica dell’opera. «È un teatro molto difficile quello dell’Opera cinese – spiega la prim’attrice – si comincia da bambini ad apprendere i codici rigorosi che prevedono tecniche impegnative nel camminare, nel danzare, fino a 100 gesti nel muovere le mani». In scena diciotto strumentisti che suonano una musica “civile” basata su strumenti della tradizione a corda, e una musica “militare” con tamburi e timpani. Questo allestimento si rifà e sviluppa il teatro di Mei Lanfang (1894-1961) che lo portò al debutto nel 1955; è considerato il più autorevole maestro dell’Opera cinese, colui che l’ha traghettata evolvendola nel Novecento assurgendo a caposcuola.

«Anche Brecht – fa sapere Longhi – si dice abbia attinto da questa antica tradizione per il suo teatro epico pedagogico e fondato sullo straniamento. Gran parte del rivoluzionario Novecento artistico occidentale ha colto in qualche modo e indirettamente anche da questa antica forma teatrale, pensiamo alla musica atonale o al teatro danza».

L’amore

È l’universalità dell’amore l’avvolgente tema dell’antica favola. Si racconta dell’incontro fra l’incantevole Lady White, nelle cui vene scorre lo spirito del Serpente bianco, e il giovane Xu Xian. I due si innamorano e si sposano. Il monaco Fahai invidioso e convinto che un umano non possa innamorarsi di uno spirito, li ostacola in tutti i modi. Lady White confida a Xu Xian il suo segreto rafforzando il legame d’amore che resisterà.

L’incontro

Prima della prima, oggi alle 18, nel foyer del Bonci, è previsto l’incontro con la compagnia pronta a illustrare anche alcune tecniche della sua antica arte teatrale. Conduce Matteo Casari studioso di teatro e di antropologia. Ingresso libero.

Info 0547 355959

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