Cesare Giri, l’arte della speranza nasce con il sole dell’anno nuovo

Rimini

Cinque bimbi e un cagnolino salutano entusiasti il sorgere del sole del nuovo anno. È il 1919 l’anno della vittoria italiana della Grande guerra. Una immagine di felicità e di speranza (conservata a Lugo) dopo un lungo periodo segnato dal dolore per la morte di tanti giovani e dalle sofferenze fatte di miseria e privazioni di tutta la popolazione. L’autore della cartolina è Cesare Giri (San Severino Marche 1877 – Roma 1941) più conosciuto nel mondo dell’illustrazione con lo pseudonimo francese César Giris o solo Giris.

Antonio Mele in arte Melanton, grafico, scrittore, saggista, redattore di importanti riviste e storico della caricatura, racconta sul web l’epopea artistica di questo dimenticato marchigiano, pittore, scultore, illustratore e soprattutto caricaturista di successo, uno dei più celebri dei primi tre lustri del secolo scorso. Dopo l’Accademia di belle arti di Roma, Giri si iscrive alla Scuola superiore di architettura, lavora al monumento a Vittorio Emanuele II, alla tomba di Umberto I al Pantheon e alla realizzazione di un controverso servizio d’argento per la regina Margherita, mentre collabora come vignettista a Fantasio la rivista umoristico-culturale diretta dal cesenate Amedeo Mazzotti (Odemea). Ventiquattrenne, a un solo esame dalla laurea, abbandona Roma per recarsi a Parigi. Qui inizia a lavorare per L’assiette au beurre, uno dei periodici satirici più famosi, e per altri di grande diffusione disegnando tavole e vignette. La sua produzione comprende anche cartoline, famose quelle con le “donnine di Giris” o con argute scenette umoristiche, manifesti e locandine per spettacoli teatrali, rivelando scarso interesse per la satira sociale e quella politica. A partire dal 1907 inizia a scolpire statuine caricaturali dei potenti dell’epoca, dei personaggi della cultura, dell’arte, della musica e del teatro, oltre a macchiette parigine, che gli procurano un grandissimo successo a livello internazionale. Non potendo partecipare alla Grande guerra perché riformato, nel 1915 abbandona la sua grafica leggera ed elegante per realizzare Pagine di sangue pubblicate dalla Libreria Editrice Mantegazza di Roma: 17 tavole dominate dal nero e dal rosso che denunciano i crimini e le atrocità della guerra e dei suoi protagonisti, eseguite con il segno grafico dell’espressionismo più duro e deciso. Nel 1920, consapevole della fine di un’epoca, abbandona tutto e parte per New York dove viene ingaggiato da Florenz Ziegfeld, il celebre impresario teatrale di Broadway, per realizzare scenari e costumi per i suoi spettacoli. La sua creatività si estende presto al cinema, ai tessuti, all’architettura di interni mente mantiene la collaborazione con riviste di ampia tiratura come Life e Theatre magazine. Con la crisi del ’29 crolla il suo sogno americano per cui nel 1932 rientra in Italia per riprendere l’attività di pittore e scultore, dedicandosi al restauro e principalmente alla decorazione come gli importanti rilievi in stucco che riproducono emblemi della storia e della vita della Repubblica per il teatro Titano a San Marino ristrutturato dal 1936 al 1941.

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