Nuovo Pd per nuova Europa. E l’ago della bilancia sei tu, elettore

“Agorà. L’ago della bilancia sei tu”: Goffredo Bettini, eurodeputato Pd, presenta il suo libro, questo pomeriggio (ore 17.45) a Rimini, allo Spazio Duomo. L’autore parla del libro con l’assessora regionale Emma Petitti e con Andrea Orlando, che ne ha scritto la prefazione.

Bettini, gli elettori si sentono veramente un “ago della bilancia”?

«Molto meno di anni fa: dopo il ’92 e la fine dei partiti di massa, che erano degenerati ma rappresentavano il vero canale di comunicazione tra il potere e la gente, la sinistra non è riuscita a sostituirli con qualcosa di nuovo e adeguato ai tempi e si è verificata una scissione tra le élite e il popolo. Inoltre il decentramento dei luoghi di produzione, la decomposizione della famiglia, la riduzione dello stato sociale, lo sviluppo disumano delle grandi città… Hanno contribuito a determinare spaesamento e dispersione. Infine l’uso invasivo del digitale: ci ha abituati a stabilire solo contatti virtuali senza contatto fisico, l’esperienza umana più profonda, ed è un problema soprattutto per la gioventù».

Lei parla anche di solitudine.

«Un dramma sociale, che sta determinando un cambiamento antropologico dei cittadini: è il rapporto con l'altro infatti che ti fa crescere e che costruisce la tua identità, e i possibili “no” di chi incontri ti fanno capire i tuoi “sì” e ciò che vuoi. Altrimenti, come dice Jung, rimani confuso e indistinto tra le cose, e non realizzi il processo che ti spinge ad abbandonare il narcisismo infantile. Il Pci della mia giovinezza, per esempio, al di là dei suoi errori, costituiva però una comunità capace di insegnare autodisciplina e rispetto degli altri».

In questo quadro però l'idea di una “agorà” sembra un’utopia.

«Il Pd dovrebbe porsi concretamente come una “rete” di luoghi dove ci si incontra, ci si confronta e si decide. Bisognerebbe invitare iscritti ed elettori a esercitare la responsabilità individuale in un partito che torni a essere un “luogo” che torni abitato da esseri umani liberi, creativi e coraggiosi!».

Altra grande “malata” è l’Europa.

«L'Europa è il nostro destino, ma va profondamente cambiata. Non essere riuscita a svolgere un ruolo autonomo nella globalizzazione l’ha molto indebolita, a fronte dell'emergere di enormi nazioni più popolose, più giovani, più energiche, che realizzano ogni anno un aumento della ricchezza tre volte maggiore rispetto a essa. Di qui, il diffondersi della paura, della precarietà e del senso di insicurezza a cui si è risposto con l’austerità, subendo la pressione della Germania, e con l’ondata nazionalista. L’Europa deve abbandonare dunque le politiche restrittive, diventare più democratica e rappresentativa e integrare le sue politiche dal bilancio alla difesa…».

Il Pd è alle soglie del congresso.

«Spero in una discussione unitaria ma chiara. In questi mesi ci sono stati trasformismie la voglia di rimandare o non fare una discussione sul 4 marzo, la più grave sconfitta che la sinistra abbia subito negli ultimi decenni, né interrogarsi su come, dopo lunghi periodi di nostro governo, la distanza tra ricchi e poveri in Italia sia aumentata. In questa situazione Nicola Zingaretti mi pare la persona giusta, lui che ha svolto bene il ruolo di amministratore in una realtà come il Lazio, ha vinto per tre volte in elezioni dirette, ha una lunga esperienza politica internazionale, è equilibrato, perbene, sa ascoltare, è prudente ma quando decide lo fa con passione e energia».

Parliamo anche di Romagna.

«Sono legato profondamente a queste terre. Mio nonno materno era un fervente repubblicano romagnolo con venature anarchiche, e mio nonno paterno era nato a Colle Ameno, vicino ad Ancona. Fino ai 18 anni ho passato le mie estati in riviera e ho ricordi bellissimi, soprattutto la sensazione serena di una società civile, equilibrata e ancora solidale. È un modello prezioso, messo molto in tensione dalla crisi e dalle politiche di questo governo. La mia speranza è che dopo le promesse irrealizzate della Lega e dei 5Stelle, si possa tornare a ragionare, e i delusi possano ritrovare in un campo progressista unitario e rinnovato il loro approdo».

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