Irene Grandi, spettacolo a Riccione con il duo Pastis

Riccione

L’abbiamo vista calcare i palcoscenici più importanti d’Italia e non solo; ora la vediamo esibirsi, insieme al duo Pastis dei fratelli Marco e Saverio Lanza, questa sera alle 21.30 allo Spazio Tondelli di Riccione.

Giunta al suo 25esimo anno di carriera, Irene Grandi offrirà al pubblico presente in sala un connubio tra videoarte e canzone, proponendo nella sua track list dodici video-opere musicali di cui l'artista toscana, con i due fratelli, firma testi, musiche e immagini.

Lungoviaggio – questo il nome dello spettacolo e dell’album omonimo – è una messa in scena visionaria di chitarre, pianoforte, fotografia e canto. Attimi di realtà, di quotidianità, di cronaca, di storia, di esperienze, di emozioni e di vita: di questo e molto altro parlano le canzoni che verranno portate in scena la cui scaletta si avvale di importanti collaborazioni con personaggi noti, di ciascuno dei quali il viaggio ha in vario modo contraddistinto la loro carriera. Tra queste vanno ricordate “Benvenuti nel vostro viaggio” dove interviene Vasco Rossi; “I would like to take you on a journey” che vede la presenza dell’astronauta Samantha Cristoforetti; “Tutto è uno” in cui appare postumo lo scrittore Tiziano Terzani la cui stessa vita coincide con il viaggio; e “I viaggi per mare”, opera cantata con Cristina Donà, autrice che mai ha ripercorso la stessa rotta nel suo viaggiare in musica. Di questo e dei suoi 25 anni sulla scena musicale abbiamo parlato con la cantante.

Grandi, iniziamo proprio con “Benvenuti nel nostro viaggio”. Ci racconta che viaggio avete intrapreso lei e i Pastis?

«È un viaggio di esplorazione e anche molta sperimentazione; giochiamo con la fotografia, il video, la musica, la canzone e l’interazione tra tutti i mondi di espressione artistica nella cornice della realtà che ci circonda, una realtà non sempre rosea ma sicuramente spontanea».

I testi parlano di amore, strade, incontri, riavvicinamenti, dell’armonia degli opposti e quindi di vita. Lei ha oltre 20 anni di carriera alla spalle, la musica e la vita come hanno fatto a intrecciarsi nella sua carriera?

«Ho sempre avuto l’intenzione di usare la mia voce al meglio, sia nel mestiere che ho la fortuna di fare, sia nella vita di tutti i giorni. Non sempre però è così semplice dire la propria, in questo la musica mi ha aiutato tantissimo perché riesce da sempre a catturare le emozioni. Sono quella che sono grazie a lei».

Il viaggio è la tematica che lega i testi dell’album, ma ricorre molto anche in altre sue canzoni. Cosa rappresenta per lei?

«Il contrario dell’abitudine, ovvero andare verso quello che non conosciamo, è disponibilità all’incontro e allo scambio. È seguire il proprio cuore e le proprie emozioni. È la capacità di scegliere. Fa emergere la parte migliore di ciascuno. È la metafora della vita che non si ferma mai».

Tra le tante, c’è anche la collaborazione con Tiziano Terzani; con lui si parla di unione, di collegamenti e di conoscenza. Lei ha sempre saputo che avrebbe fatto musica?

«Quando ho iniziato a cantare, in molti mi ascoltavano e da quei momenti ho compreso di avere quel quid in più, qualcosa di non costruito ma innato. Non ci sono sempre stati momenti di luce ma anche periodi di buio; Stefano Bollani, in uno di quei momenti non felici, mi ha permesso di tornare in superficie. È stato un incontro musicale inaspettato e bellissimo».

In “Cincuenta Centavos” si parla non solo di denaro ma del costo e del prezzo che ognuno di noi deve pagare alla vita. Quanto le è “costato” essere quella che è diventata?

«Io sono stata molto fortunata, nonostante l’inquietudine e l’insicurezza non mi abbiano mai abbandonato del tutto. Ho iniziato un viaggio – quello della musica – che spero non mi lasci mai, costa fatica a volte ma è anche molto appagante. Credo che senza i sacrifici, il sudore e lo sforzo non si possa andare da nessuna parte, tanto meno raggiungere attimi di felicità».

“Più che per la repressione, soffro per il silenzio del mondo”, affermava Martin Luther King praticando la lotta non violenta, la stessa che viene citata nella sua “Somewhere I read”. Il silenzio equivale spesso a indifferenza e ipocrisia?

«Nel contesto di Luther King sicuramente, ma anche oggi molto spesso. Nascondere la polvere sotto il tappeto non fa mai bene. Dinnanzi ai soprusi, alle violenza ma anche a tutto quello che vediamo scorrere davanti ai nostri occhi nella quotidianità ritengo che sia giusto far luce; il lavarsene le mani e girare la testa dall'altra parte altro non fa se non impedire il cambiamento. Altre volte il silenzio è sinonimo di riflessione e di raccoglimento sulla scelta di agire; in questo caso, ben venga».

In “Lungoviaggio”, ci sono anche la curiosità di andare oltre e di essere liberi, soprattutto dai pregiudizi. Ma oggi siamo davvero liberi di disegnare il nostro futuro oppure no? Cos'è per lei la libertà?

«È una delle parole più belle che esistano, è l’aspirazione a cui tutti tendiamo. Non vuol dire sempre agire e fare quello che si vuole, ma essere meno vincolati dal giudizio e dal pregiudizio degli altri. Credo che la vera libertà sia porci costantemente delle domande e non quella di volere solo certezze, quella di scegliere e di non farci scegliere».

Ha attraversato diversi generi musicali, dal pop al rap, dal blues al jazz, senza però rinunciare mai alla melodia italiana, collaborando spesso con alcuni dei più grandi artisti. Cosa rappresenta per lei l’arte delle note?

«È la stella cometa del mio cammino, quel qualcosa che spero di non stancarmi mai di inseguire, cercando sempre di rimanere me stessa. È la scelta che mi ha permesso di avere molte sfaccettature, con la possibilità di esprimermi».

“Prima di partire per un lungo viaggio” cosa non dovremmo mai dimenticare?

«La voglia di non tornare più. Dopo un viaggio, non si torna mai uguali a come si è partiti questa dovrebbe essere la nostra forza».

Info: labellastagione.it

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