Il giovane Fellini di “Roma” e i suoi ricordi al cinema Fulgor all'Amarcort Film Festival

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RIMINI. Si apre con un omaggio a Federico Fellini l’11ª edizione di Amarcort film festival al cinema Fulgor. Questa sera alle 21, in occasione della serata inaugurale, Peter Gonzales, protagonista del film Roma (1972), introdurrà la proiezione della pellicola in cui interpreta il giovane Fellini. L’attore messicano racconterà l'esperienza vissuta sul set, i ricordi e gli aneddoti più significativi del suo rapporto con il regista riminese.

“Roma”

Il film si articola in nove capitoli: i primi ricordi di Rimini, l'arrivo a Roma in treno, il raccordo anulare, la sequenza di Villa Borghese, il teatro Jovinelli/Barafonda, la metropolitana, il casino, la sfilata ecclesiastica, Trastevere. La materia che Fellini vuole plasmare ci riconsegna una Roma perennemente immersa nella contraddizione e nel mito. Una città che vive tra religione e peccato, che sa travestirsi per incantare e illudere. Una Roma che non esiste più, imbastardita, dominata dal caos. Il film è un vertiginoso percorso immaginativo fatto di manierismo, senso barocco della composizione figurativa, propensione all’artificio. Quello di Fellini è un apparente e disperato disordine immaginativo, che però riesce a far emergere tutto il timore per un mondo in disfacimento sopra il quale incombe, inesorabile e ghignante, il volto spettrale della morte. Con Roma, Fellini, conclude, in un certo senso, una trilogia sulla decadenza della città eterna, iniziata con La dolce vita e proseguita con il Satyricon.

Peter Gonzales

«Quando incontrai Fellini a Cinecittà per il provino – ha raccontato l’attore a Tom Lisanti su sixtiescinema.com – era seduto alla scrivania ed era semplicemente se stesso. Mi chiese di camminare in tondo per la stanza. Questo mi diede fastidio. Non mi piaceva perché era strano. Perché dovevo camminare in tondo?».

L’incontro prosegue con il giovane attore seccato che mostra le gambe a Fellini e il grande regista che lo guarda. Poi Gonzales si dimentica di quell’incontro, fino a che, due settimane e mezzo dopo, lo chiama a Londra il suo agente dicendogli: «Dove sei? Dovresti essere a Roma, hanno iniziato le riprese!». La sua vita naturalmente da quel momento cambiò.

«Fellini era meraviglioso e sempre gentile con me – ricorda ancora l’attore –. L’ho visto arrabbiarsi molto se qualcuno non gli dava quel che voleva, ma io non ho mai avuto alcun problema con lui. Era davvero intelligente, un genio, era fantastico guardarlo dirigere».

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