«Essere “napolide” significa portare per sempre la mia Napoli dentro di me”

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BELLARIA. Il teatro Astra di Bellaria è pronto per ospitare venerdì 9 novembre Iaia Forte e gli Ànema con “Napolide”. Si tratta di un progetto che ha portato quattro musicisti – Marcello Corvino (violino), Massimo De Stephanis (contrabbasso), Fabio Tricomi (oud, mandolino, tamorra, tombak, darabuka) e Biagio Labanca (chitarra) trasferitisi a Bologna da Napoli e dal Sud – a riprendere un discorso comune: l’essere “napolidi”. Un racconto in musica che trae spunto dal libro omonimo di Erri De Luca e interpretato da Iaia Forte, che darà voce ai testi dello scrittore napoletano. “Napolide” è quindi un viaggio attraverso le bellezze e le contraddizioni di un posto unico al mondo e come dichiara l’autore: «Chi, nato a Napoli, si stacca e perde la cittadinanza è napolide ma rimane allo stesso tempo figlio di un Sud che innesta nel sistema nervoso un apparecchio cercapersone, che inculca in tutti i suoi».

Le musiche sono affidate agli Ánema che partendo dai grandi capolavori della musica napoletana li riconsegnano in una veste inedita. Per l’occasione torna in Romagna Iaia Forte, attrice di origine partenopea, abituata a calcare le scene diretta da grandi maestri quali Toni Servillo, Leo De Bernardinis, Mario Martone, Carlo Cecchi, Federico Tiezzi, Valerio Binasco, Emma Dante, Alfonso Santagata, Luca Ronconi.

Forte, si sente anche lei napolide?

«In qualche maniera sì perché ormai vivo a Roma da anni. Allargando poi lo sguardo, possiamo notare che da sempre l’uomo è stato apolide e si è spostato ogni volta da un luogo all’altro. In questo momento storico è un concetto che risuona molto ma spesso ci dimentichiamo che lasciare il proprio luogo è una condizione dolorosa. In questo periodo così confuso in cui spesso le persone si sentono invase dall’altro dovrebbero invece recuperare umanità e lungimiranza, ricordandosi che siamo uomini tra gli uomini. L’ignoranza, l’alienazione e la paura fanno sì invece che il diverso venga visto come una minaccia ed è sbagliato».

Cosa accade durante lo spettacolo?

«In scena riflettiamo appunto su questa condizione esistenziale in maniera piacevole ma necessaria. Il testo è accompagnato dalla musica ma non è semplice intrattenimento come accade ultimamente in teatro».

Cosa significa per lei fare teatro oggi?

«Per me bisogna ancora farlo seriamente e rispettare il pubblico. Chi ci crede davvero (dagli attori agli operatori, passando per i giornalisti) dovrebbe opporsi a certi fenomeni di mercificazione di uno spazio che andrebbe solo onorato, poiché luogo di incontro».

Quanto è stato importante incontrare le persone giuste nel suo percorso?

«È stato fondamentale e mi ritengo fortunatissima perché i grandi maestri che mi hanno diretta hanno sempre trattato il teatro con nobiltà. Mi hanno permesso di imparare a pensare in maniera diversa e a essere sempre rispettosa nei confronti del pubblico».

È contenta di incontrare il pubblico romagnolo?

«Contentissima, perché la Romagna è un luogo caldo e accogliente. Con Bellaria in particolare ho un bel rapporto perché sono stata premiata due volte come migliore attrice al Bellaria film festival (di cui sono stata anche in giuria), una realtà di espressione libera e umana molto apprezzata in ambito cinematografico. E poi viva il mare forever!»

Cosa c'è tra i suoi prossimi progetti?

«Da novembre farò parte della “Tv delle ragazze” su Rai3 e per me sarà un ritorno perché avevo preso parte anche alla prima edizione quando finalmente venne fuori un contenitore che ha reso le donne soggetti e non più oggetti. Il 22 novembre sarò anche al cinema con una commedia tratta da “La prima pietra” di Stefano Massini in cui i sei personaggi protagonisti (insieme a me Valerio Aprea, Corrado Guzzanti, Lucia Mascino, Kasia Smutniak e Serra Yılmaz) riflettono sulle tematiche razziali. Da gennaio tornerò inoltre a teatro con “Tempi nuovi”, una commedia sulla genitorialità diretta da Cristina Comencini e Ennio Fantastichini».

Buio in sala alle 21.

Info: 0541 1411345

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