Silvano Agosti: «La gente esiste senza vivere. Riprendiamoci la vita, adesso»

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Sono stati anni di lotta, di cambiamento, di conquiste sociali e di una vera e propria voragine di idee e parole; il decennio che va dal 1968 al 1978 è stato un lasso di tempo che ha visto arrivare a molti traguardi, tra cui l’articolo 18 a difesa del posto di lavoro, lo Statuto dei lavoratori, la Legge sull’aborto e la Scala mobile per equiparare i salari a eventuali aumenti dei prezzi al consumo, solo per citarne alcuni. Questa sera alle 21 circa, distribuito da Istituto Luce, verrà proiettato al Fulgor di Rimini Ora e sempre. Riprendiamoci la vita, il documentario di Silvano Agosti, uomo di cinema, scrittore e sceneggiatore, oltre che osservatore della realtà che ci circonda. A precedere la proiezione ci sarà un aperitivo e l’introduzione al docufilm; alle 22.30 il regista Davide Montecchi intervisterà Agosti, il quale ha risposto a qualche nostra domanda.

Agosti, perché ha sentito il bisogno di girare questo documentario?

«Si parla spesso del 1978, dimenticandosi dei 9 anni precedenti, anni che dovrebbero essere importantissimi per ognuno di noi».

Perché ha scelto questo titolo?

«Ritengo che troppo spesso accada di accettare troppo senza vivere appieno. Si è legati alle otto ore lavorative, al matrimonio che spegne i sentimenti più forti e all’informazione mai veritiera; tutto questo mi fa orrore. La gente esiste senza vivere».

1968/1978: che decennio è stato per il nostro Paese?

«È stato un decennio straordinario, grazie allo Statuto dei lavoratori, all’equo canone e alla legge sull’aborto. Inoltre esistevano movimenti politici che erano principalmente di folla, ognuno dei quali aveva un vero fondamento. Se ci sarà uno storico onesto, si sentirà costretto a paragonare questi anni a quelli della rivoluzione francese e russa. Ogni minuto della vita è straordinario, motivo per cui mi avvalgo di quattro regole bene precise, ovvero non lavorare più di due ore al giorno, non umiliare una donna trasformandola in moglie, non pensare che esisterà mai uno Stato. Inoltre adesso che sono libero voglio vivere in modo tale che se tutti vivessero come me, il mondo sarebbe in paradiso.

E per il cinema?

«Il cinema italiano non è mai esistito, se non quello neorealista con De Sica, Rossellini e Fellini, registi che con pochi soldi raccontavano la realtà».

Anni di lotta ma anche di conquista; cosa animava quei giovani che scendevano in piazza sostenuti da una speranza incrollabile?

«Tutti scendevano in piazza a ogni età. In quegli anni, c’era una dignità che era stata calpestata a tal punto che non se ne poteva più. Lo stesso accadrà anche tra qualche anno. Hanno cancellato tutto, compreso l’autorità».

Oggi i giovani possono ancora sognare?

«Emanuele Severino affermava che è molto più forte il diritto di non sognare e sono d’accordo. Ognuno deve trovare la sua libertà nella ricerca della concretezza».

Ha dedicato questo documentario a coloro che hanno lottato per avere un mondo diverso, come Mauro Rostagno, ma si riuscirà ad avere un mondo migliore?

«Dipende solo da noi e da quello che vogliamo fare della nostra vita. Il mondo ha bisogno di essere rispettato e non cambiato».

Potremo mai dire “Ora e sempre. Riprendiamoci la vita”?

«Dovremmo ripetercelo in continuazione, anche adesso. Dopo i cinque anni, ci hanno rubato la vita decidendo al posto nostro».

Ingresso 8 euro.

Info e prenotazioni: 0541 709545

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