"Una notte in Tunisia"

Rimini

CESENA. Annunciata come prova d’attore di spessore, arriva sul palcoscenico del Bonci di Cesena “Una notte in Tunisia”, in scena stasera alle 21 e domani giovedì 27 marzo, su testo di Vitaliano Trevisan. Racconta le ultime ore di vita di Bettino Craxi (1934-2000) ex leader del Partito Socialista, presidente del Consiglio dal 1983 al 1987. Coinvolto nelle inchieste di tangentopoli subì due condanne per corruzione e finanziamento illecito al Psi. Si rifugiò in Tunisia, dove morì.

Con Alessandro Haber in scena recitano Maria Ariis nel ruolo della moglie, Pietro Micci il segretario Cecchin, e Roberto Trifirò il fratello. La regia è della brava Andrée Ruth Shammah.

Si annuncia un testo toccante e sorprendente nello stile intrigante di Trevisan, autore “che sa arrivare” al pubblico. Fa parlare Craxi senza mai nominarlo. L’incipit recita: “Il signor X, noto politico italiano in esilio volontario ad Hammamet è gravemente ammalato”. Trevisan non giudica l’uomo politico. Il suo testo appare una riflessione sulla paralisi in cui si trova e sugli ultimi sogni.

Haber riesce a farlo suo con la forza dell’attore e con la sensibilità che lo spinge a evocare pensieri del personaggio che rimandano, scrivono i critici, a Beckett e a Thomas Bernhard.

Per Alessandro Haber il Bonci è un teatro amico dove torna da vent’anni. Nel ‘92 si fece conoscere con “Scacco pazzo” di Vittorio Franceschi di cui nel 2003 di nuovo a Cesena presentò il film; seguirono Jack Lo Sventratore, L’avaro di Molière nel 2000, Zio Vanja nel 2005, Platonov nel 2009. Tre anni fa con Alessio Boni e Gigio Alberti interpretò “Art” di Yasmina Reza. Gentilmente racconta di questa sua “Notte”.

Cominciamo dall’inizio Haber, come è arrivato a Trevisan e a Craxi?

«Nell’estate 2004 a Salerno partecipai a una lettura di racconti di Trevisan; lo conobbi, abbiamo simpatizzato. Anni dopo ci siamo reincontrati in aeroporto, due chiacchiere e gli butto là, tanto per dire: perché non scrivi un testo per me? Dopo un anno mi è arrivato questo. Avevo altri impegni, mi sono detto mah… Poi ho cominciato a leggerlo e sono rimasto incantato!».

Da che cosa in particolare?

«Dal fatto che è un testo tragico, shakespeariano, beckettiano. È un piacere pronunciarne le parole, c’è armonia, scansione, è come una partitura musicale. Era un uomo di carisma, di fascino nel bene e nel male. Interessante. Certo che mai nella vita avrei pensato un giorno di interpretare un testo su Craxi!».

In che modo cerca di presentarlo?

«Ho cercato di evocarlo dandogli un’anima, trovando un comportamento anche gestuale, di emissione vocale che lo ricordasse. Ed è credo questa suggestione che l’attore sa creare, a rendere l’idea di Craxi al pubblico che in me riconosce lui. Stefania Craxi si è commossa; ripeteva: ho visto papà».

Prende posizione nei suoi confronti?

«No, è un personaggio shakespeariano, lui morirà, sente la morte che gli sta addosso, non c’è una tesi da presentare. È come un testamento, sostiene sono “m...” tutti, è una meditazione umana. La mia non è una riabilitazione politica, semmai è una riabilitazione dell’uomo, non lo rendo simpatico. Il suo è un assolo disperato di uomo in esilio, senza amici, prova malinconia verso l’Italia. La sua malattia è la metafora di quella dello stato. Si mette a nudo, dice verità riferite ancora all’oggi. È un testo che fa pensare, riflettere, ma si ride pure. Piace anche ai giovani. Certo che ci vuole anche coraggio nell’affrontare testi contemporanei».

Voi ne avete avuto per questo?

«Sì, siamo al terzo anno di tournée perché piace ovunque, ma giriamo sempre per brevi tour. È un argomento temuto dagli organizzatori teatrali. Anche quando eravamo in prova, a un certo punto la nostra brava regista è stata in dubbio se proseguire. Temeva potesse disturbare. Io ho esortato nell’avere coraggio. È importante dare al pubblico testi nuovi che parlano della nostra Italia d’oggi e invitano a ragionare».

Altri lavori?

«A teatro l’anno prossimo sarò Freud ne “Il Visitatore”; con me ci sarà Alessio Boni. Verremo anche a Cesena. Al cinema ho girato due opere prime: “La quinta stagione” di Massimo Bonetti e “Mirafiori Lunapark” di Stefano Di Polito».

Fuori dalla scena invece cosa le piace fare?

«Amo molto stare a casa mia con l’amore della mia vita: mia figlia Celeste, 9 anni e mezzo. Lei è l’unica donna vera della mia vita, le altre sono conoscenti. E poi mi piacciono i documentari, le trasmissioni sportive, calcio, tennis, vado al cinema quando posso, qualche amico e, a parte con mia figlia, non vado in vacanza perché mi sento sempre in vacanza».

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