"Svenimenti", tutta la leggerezza di Cechov

 

RUSSI. Pirandello, Goldoni, Shakespeare, Molière, eppoi Ibsen, Pinter, Ionesco… sono moltissimi i grandi autori indagati dalle Belle Bandiere in vent’anni di produzioni, riflessioni, riscritture. E ora, con il nuovo spettacolo, Svenimenti, in scena questa sera in anteprima al teatro Comunale di Russi, è il momento di Anton Cechov. A cui Elena Bucci e Marco Sgrosso, in scena con Gaetano Colella (storico collaboratore della compagnia), si accostano per la prima volta secondo quella modalità che tanto spesso caratterizza i loro lavori: guardando oltre la singola opera, cogliendo le intime connessioni tra la vita dell’autore e la sua scrittura, scoprendo legami insospettati o azzardando nuove chiavi di lettura. Giungendo così ad una sorta di opera “aperta” in cui, toccando i più diversi aspetti della sua scrittura, scorgere un vero e proprio ritratto dell’autore, e tracciare un percorso attraverso i suoi processi creativi.

«In effetti – ci raccontano in una pausa dalle prove Bucci e Sgrosso, che curano anche l’elaborazione drammaturgica e la regia – ci è sembrato naturale attingere da tutta quella che è la produzione di Cechov: dagli atti unici, ma anche dai moltissimi racconti umoristici, tanto acuti da eludere le strette maglie della censura del tempo, e dalle sue lettere, senza però arrivare alle opere teatrali “maggiori”, i cui personaggi comunque si intravedono in tutti i suoi scritti. Perché ciò che affascina in questo grande autore è proprio l’inestricabile legame tra la quotidianità del vissuto, testimoniato appunto dalle lettere, quelle scritte ogni giorno alla moglie come quelle indirizzate a tanti altri, e la folla di personaggi, di situazioni e ambienti che abitano la sua scrittura. Testi in cui emerge un’impressionante capacità di penetrazione della realtà: quadri di vita colti sia tra le classi più agiate che tra i popolani delle più remote province, vere e proprie finestre aperte sulla Russia della sua epoca».

E gli “svenimenti” del titolo a cosa rimandano?

«All’ultima opera messa in scena da Mejerchol’d, dedicata a tre atti unici di Cechov e intitolata Trentatré svenimenti. Lo “svenimento” è quel momento di conflagrazione delle emozioni e di perdita del controllo di sé in cui si rompono le convenzioni. E Cechov, come scrive Franco Malcovati (traduttore di molti dei suoi testi), “da medico esperto com’era, inventa per ogni personaggio un malore, un mancamento, uno svenimento diverso. Ne aumenta o diminuisce l’intensità a seconda delle situazioni e dei personaggi coinvolti, li prepara con esattezza clinica: sudori, palpitazioni, gemiti, sospiri, esclamazioni, sfuriate, aggressioni verbali e fisiche”. E lo fa con un ritmo tale da raggiungere quella leggerezza e quella comicità da vaudeville che sono alla base di tutta la sua opera».

Ma il pubblico, in realtà, è solito pensare a Cechov come ad un autore malinconico.

«Questo è certo anche il frutto della tradizione interpretativa italiana, improntata ad una malinconia nera. Ma a ben guardare i suoi personaggi sono sempre animati da una grande vitalità e la malinconia cechoviana è sempre leggera, affettuosa. Così come le sue opere sono sempre intrise di umorismo, secondo quel raffinato meccanismo per cui l’autore partecipa dell’azione riuscendo al tempo stesso a prenderne le distanze, con sguardo appunto profondo e lieve».

Quell’umorismo che emerge nei tre atti unici scelti da Bucci e Sgrosso – Fa male il tabacco, La domanda di matrimonio e L’orso – che, intrecciati alle figure che popolarono la vita di Cechov, l’ingombrante famiglia d’origine e, soprattutto, la moglie Olga, restituiscono al pubblico un inedito e imperdibile affresco cechoviano.

Lo spettacolo inizia alle 20.45.

Info: 0544 587641www.comune.russi.ra.it

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