Grinta e low badget per il festival che si chiude domani

Rimini

SANTARCANGELO. Il coraggio e l’audacia non mancano a nessuno di loro. E lo si è toccato con mano in questi giorni a Santarcangelo. Giovanni, Alizé, Noemi e Sarah hanno messo in piedi un festival di cinema tutto da soli, un festival low budget, ma arricchito da tanto entusiasmo. Giovanni Labadessa, Alizé Latini, Noemi Bruschi, Sarah Masten Manfredi hanno tra i 29 e 34 anni e una voglia matta di “volare”. Vivono tutti e quattro a Los Angeles, ma hanno scelto Santarcangelo e la Romagna per il loro Nòt film fest, fino a domani al cinema clementino e in altri luoghi della città.

Per capire cosa sia questo festival planato in Romagna come un alieno devi correre dietro a questi “millennials” che passano con disinvoltura dall’inglese all’italiano, qualcuno anche al dialetto, tanto che il nome del festival, Nòt, gioca sull’equivalenza/ambivalenza/ambiguità del termine che in romagnolo vuol dire notte, e in inglese è la negazione: «Come i tanti “no” che noi giovani continuiamo a sentirci dire soprattutto in Italia» ti spiegano con un sorriso. E allora scherzarci su è anche per dire della voglia di arrivare anche da soli a trasformare quei “no” in “sì”.

Dunque questo festival, partito martedì 18 settembre e che terminerà domani con la consegna dei premi ai migliori film scelti tra 24 in concorso: tutti di produzione indipendente, di varia nazionalità, senza distinzione tra fiction e doc. Tra i diversi titoli, testimonia di sicuro dell’alta qualità delle proposte Social-Animal di Jonathan Ignatius Green, documentario che cattura con grande efficacia la generazione degli instagramer negli usi anche distorti del social network. Le scelte forti non mancano, come Dead.Tissue.Love, documentario sperimentale passato ieri che esplora il mondo della necrofilia.

A festival ormai giunto alla conclusione, gli organizzatori sono già soddisfatti «per la risposta del pubblico, per i contatti avviati», come spiega Giovanni Labadessa. Grazie alla sua tenacia è arrivato giovedì a Santarcangelo, dagli Usa, uno come Peter Baxter, fondatore dello Slamdance festival che si tiene in gennaio nello Utah, punto di riferimento per la galassia del cinema indipendente mondiale, definito da Variety «l’affilata alternativa al Sundance», un festival che si pone come «ponte tra il mainstream e il cinema indipendente». «Mi sono presentato a Peter dicendogli che volevo copiarlo», racconta Labadessa.

«Quello che stanno facendo questi ragazzi è molto speciale – gli fa eco il fondatore dello Slamdance –. È giusto incoraggiarli, dar loro sostegno, e io sono qua per questo». Primo segno tangibile, il seminario che ha tenuto nella giornata di ieri, al Lavatoio, su come muoversi nel campo del cinema indipendente. Una sessantina i partecipanti, un giovane pubblico arrivato da varie regioni d’Italia. Dallo Slamdance arriva inoltre il film che ha aperto questa prima edizione del festival clementino, Rock steady row (vincitore dell’edizione 2018), presentato in prima italiana.

Una prima edizione che ancor prima di giungere a conclusione fa dire «andiamo avanti». «Vogliamo portare l’attenzione sul cinema indipendente in Italia – dice Alizé Latini, originaria della Ciociaria, di base a Los Angeles da 12 anni, già vicedirettrice del Ferrara film festival –. Portare il pubblico al cinema a vedere questi film, farli conoscere al mercato italiano. Lo fanno in altri Paesi, si può fare anche in Italia. Siamo concentrati e vogliamo portare avanti questo nostro progetto».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui