Vent’anni senza Lucio Battisti. Amava Rimini che lo aveva accolto

Rimini

RIMINI. Sono passati vent’anni esatti, ma il suo “fantasma” aleggia ancora su Rimini, sua seconda casa dopo quella di Milano. Lucio Battisti, indimenticato genio della canzone d’autore italiana, morì il 9 settembre del 1998: era “invisibile” già da molti anni, ma non a Rimini dove sin dagli anni 70 lo si incontrava spesso anche per strada, schivo come sempre, riservato come e peggio di un Cuccia nel tragitto da casa a Mediobanca. Così come Valerio Staffelli di “Striscia” provò a intercettare il grande banchiere, anche un nostro giornalista lo incrociò e tampinò per strada, da bravo cronista. Risultato: zero. Tante domande, nessuna risposta.

Lucio era così, selezionava amici e frequentazioni con il contagocce, niente stampa, radio o tv. Ma amava Rimini come fosse un romagnolo. Qui aveva casa al mare, in via Ramusio, insieme alla moglie Grazia Letizia Veronese – custode integerrima del mito –, appartamento dove anche il figlio Luca ha abitato per un periodo.

Tutto nasce nei primi anni Settanta, quando Rimini era davvero il fulcro della musica nazionale, grazie ai tanti locali da dove passava il meglio del pop italiano. In un ambiente così pregno di musica, Battisti si sentiva a suo agio, molto più che a Roma o a Milano. E storica rimane infatti la data del 7 agosto 1970, quando dall’Altro Mondo – in quel momento il non plus ultra delle discoteche in Italia – partì la sua tournée con la Formula 3 con un successo clamoroso: duemila persone ai piedi del palco, altrettante in fila fuori. Non a caso Gilberto Amati, che dell’Altro Mondo prima che proprietario era la mente, diventerà uno dei più cari amici del cantautore, il quale fu tra i più contriti quando l’amico riminese perse la vita giovanissimo in un tragico incidente stradale, proprio davanti al suo locale.

Daniela Amati, vedova di Gilberto, ricordava così Battisti all’indomani della scomparsa: «Fu mio marito a scegliere il nome della Formula 3 di cui faceva parte anche Alberto Radius perché Gilberto allora correva appunto in Formula 3. E pensando a Lucio mi ritornano in mente quegli anni bellissimi, quando con lui, sua moglie Grazia Letizia e Giulio Rapetti (Mogol, ndr) uscivamo spesso insieme. Lui alloggiava all’Ambasciatori che all’epoca era di mio marito e, al di là dei concerti, veniva spesso all’Altro Mondo con sua moglie. Erano tempi diversi, Rimini era diversa, Lucio era un giovane molto timido, ma non scontroso come molti pensano, anzi, in compagnia era divertente. Ma recentemente, quando tornava a Rimini, viveva molto appartato».

Anche Piero Bevitori, uno dei soci dell’Altro Mondo, raccontava un aneddoto su di lui: «Quando veniva da noi, lo facevamo entrare dalla finestra sul retro perché non voleva passare in mezzo alla gente. Era timidissimo».

Proprio a Rimini, circondato dagli artisti che più amava, Battisti sentì sempre realizzata la sua totalizzante passione per la musica. Ma non solo: qui coltivava la sua idea selettiva dell’amicizia grazie alle infinite partite a briscola al Bagno 5 o le lunghe passeggiate in giro per la città. Qualche puntata nei ristoranti come Lo Zio e Lo Squero, e nei locali come l’Embassy. Ma anche i “blitz” nello storico negozio di caccia e pesca di Luigi Zambianchi, in corso Augusto, dove comprava i fuochi d’artificio. O nella pasticceria di Tino al mare, di cui apprezzava moltissimo i dolci. E poi le puntate nell’entroterra da Zanni a Villa Verucchio.

Il giorno dopo la sua morte, alla Dimar di corso d’Augusto i suoi dischi andarono esauriti e il Paradiso di Covignano organizzò una serata speciale con dj Paolino dedicata ai grandi successi del cantautore. Ora anche quei pezzi storici di Rimini come il grande negozio di dischi e la nota discoteca non ci sono più. E un po’ mancano a tutti. Proprio come Lucio.

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