“La bisbetica domata” di Shakespeare: un sogno di fine estate che si realizza

Rimini

FORLì. Un allestimento del classico shakespeariano ambientato alla fine degli anni Trenta del Novecento, che porta avanti una riflessione profonda sul teatro come specchio amplificante della vita e sul rapporto fra artista e potere.

Questo e molto altro sarà la Bisbetica domata in scena dal 31 agosto al 16 settembre al Globe Theatre di Roma.

Protagonista in ben due ruoli sarà Gabrio Gentilini, attore e performer di 29 anni originario di Forlì; questo spettacolo teatrale segna il suo ingresso nella prosa teatrale. Con la regia, traduzione e adattamento di Loredana Scaramella, Gabrio interpreta un duplice ruolo, quello del servitore Curzio e del vecchio mercante Vincenzo. Ne abbiamo parlato con lui.

Gentilini, dal 31 agosto sarà in scena con “Bisbetica domata” al Globe Theatre di Roma. Per quali motivi ha detto sì a questo progetto?

«Da anni sognavo di fare qualcosa nella prosa e soprattutto di affrontare un’opera di Shakespeare. Il Globe Theatre è una delle realtà più prestigiose e suggestive del nostro Paese, reso ancora più speciale dalla direzione artistica di Gigi Proietti».

Questo spettacolo segna il suo debutto nella prosa: come si sente?

«Davvero onorato e grato di essere stato chiamato dalla regista Loredana Scaramella e di potere calcare il palco del Globe Theatre. Sarà una grandissima emozione ritrovare il contatto con il pubblico da là sopra».

Veste i panni del servitore Curzio e del vecchio mercante Vincenzo. Ci racconta un po’ chi sono e come si è preparato per impersonarli?

«Curzio è il domestico della casa del protagonista Petruccio e ne rappresenta l’atmosfera noir e grottesca. Ho lavorato su movenze liberty da avanspettacolo e una vocalità che esprime ambiguità, mistero ed esoterismo. Vincenzo è, invece, il padre di Lucenzio, il protagonista giovane che si innamora di Bianca, sorella della Bisbetica Caterina. La sua entrata in scena porterà molto movimento e situazioni comiche. Anche in questo caso ho lavorato molto su vocalità e postura per interpretare un ricco anziano ben lontano dai miei 29 anni».

William Shakespeare è il padre intramontabile del teatro di tutto il mondo. Per lei cosa rappresenta?

«Un grande dono che è stato fatto all’umanità perché ha regalato a tutti una grande poesia e ha permesso a tanti attori di esprimere grandi emozioni. È una figura di riferimento per ogni attore, un mito, ed è inevitabile confrontarsi con i suoi testi, uno step assolutamente essenziale nella carriera di ogni attore».

«Siamo fatti della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita», così sosteneva il drammaturgo. Per lei il sogno cosa rappresenta?

«Rappresenta la spinta, il motore che mi fa desiderare di muovermi e migliorarmi per andare avanti, alimentando l’agire del presente. A volte può diventare anche una proiezione in cui possiamo perderci e allontanarci dal nostro percorso verso il futuro e questo è un rischio. Ma se rimane il motore dell’agire nel presente, radicandosi in quello che si vuole fare, allora credo rappresenti la chiave di tutto».

Lei è uno dei protagonisti del teatro musicale italiano, oltre che di alcune fiction. Com’è nato l’amore per l'arte?

«La danza è stato sicuramente il primo stimolo che mi ha fatto capire che c’era qualcosa in me che potevo esplorare. Devo dire grazie alle grandi popstar che vedevo in tv da piccolo e che mi hanno ispirato a iniziare i miei studi di ballo, canto e recitazione».

E per il teatro?

«Con l’incontro con i miei due insegnanti Serge Manguette e Noemi Briganti, professionisti con una grande carriera di teatro che mi hanno insegnato non solo la tecnica della danza ma anche l’approccio professionale e mi hanno trasmesso la passione per questo mestiere. Devo molto al mio gruppo amatoriale Qaos di Forlì con cui ho fatto tanta gavetta nel musical in tutti gli anni del liceo».

Cosa si augura arrivi di “Bisbetica domata” al pubblico che verrà a vederla?

«Mi auguro che il pubblico esca da teatro alleggerito e divertito, essendo una commedia, ma al contempo possa riflettere su temi del tutto attuali, come la disparità tra i sessi, che quest’opera ci suggerisce».

Lei è romagnolo, di Forlì in particolare. La sua terra è stata fonte d’ispirazione o un ostacolo per il suo sogno?

«Devo moltissimo alla mia terra e alla sua gente, soprattutto ai miei maestri di danza e alla mia compagnia Qaos. Credo che un giovane che cresce a Forlì e voglia fare questo mestiere sia molto fortunato, perché ci sono molte compagnie amatoriali con cui fare teatro e maestri con cui studiare. Sono sempre stato molto sostenuto e appoggiato dalla mia famiglia, dai miei amici e dai miei insegnanti che appena possono vengono a vedermi in scena e a trovarmi».

I suoi prossimi progetti?

«Un testo teatrale inedito che sto valutando di interpretare con la regia di un giovane regista. Non posso dire di più al momento ma spero di risentirvi presto per potervelo raccontare».

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