Pagni e Solenghi irresistibili brontoloni

Rimini

CESENA. Il teatro Bonci di Cesena offre una commedia di grande professionalità.

Da stasera alle 21 a domenica 23 (ore 15.30), arrivano “I ragazzi irresistibili” di Neil Simon. Commedia che ha fatto ogni tappa del successo. Nel 1973 il debutto in palcoscenico, nel ’75 il film con Walter Matthau e George Burns, nel ’95 quello televisivo con Peter Falk e Woody Allen. Al Bonci va in scena una confezione di garanzia; produzione Stabile di Genova, regia del capitano di lungo corso Marco Sciaccaluga, due protagonisti molto amati come Eros Pagni (Willie) e Tullio Solenghi (Al Lewis); con loro altri valenti interpreti a cominciare dal caratterista Massimo Cagnina di Agrigento.

Il filo narrativo gioca con il teatro; racconta di due ex comici di vaudeville ora separati; Willie-Pagni rimpiange il passato, Al-Solenghi si gode la campagna. Il nipote Willie (Cagnina) procaccia una reunion televisiva della coppia.

Eros Pagni classe 1939, è al settimo titolo al Bonci in quindici anni, capace ogni volta di mostrare la maschera ora drammatica, ora comica, ora sorniona, ora ironica; insomma un attore-maestro. Solenghi al Bonci fece debutti indimenticabili con il famoso Trio tra il 1987 e il ’90; negli anni novanta allestì il suo “Frankensteinmusical” con musiche di Daniele Silvestri. Prima di Neil Simon, Pagni e Solenghi con lo Stabile genovese hanno interpretato “Tartufo” di Molière con regia di Sciaccaluga.

Come dire, Pagni, squadra che vince non si cambia?

«Allo Stabile di Genova ho trascorso una vita, Luigi Squarzina è stato il mio maestro. Quando sono ritornato in questi anni ho ritrovato cari colleghi. Come Tullio Solenghi, nato lui pure nel teatro genovese con il quale è derivata una collaborazione molto positiva, in accordo. Anche in scena cerchiamo di capire che se c’è collaborazione se ne avvantaggia l’intera messa in scena. E poi Sciaccaluga… Lavoriamo insieme da ormai quarant’anni il regista ed io, siamo braccio e mente. Sciaccaluga appartiene alla vecchia categoria di registi che sanno valorizzare i loro attori».

A proposito di Genova, perché lei di La Spezia scelse di studiare all’Accademia di Roma invece che in quella genovese?

«Mi iscrissi all’Accademia nazionale perché c’erano fior fiore di maestri: Sergio Tofano, Orazio Costa, Wanda Capodaglio, Elena Da Venezia… erano insegnanti che ti dicevano: continua se eri all’altezza, o al contrario smetti. Non davano alternative».

Resiste quel tipo di teatro?

« Il teatro è quanto mai vulnerabile, un po’ come la cultura. Sta soffrendo davvero tanto per le scarse sovvenzioni. Nello Stabile di Genova si fa ancora un teatro d’arte e allora i riscontri sono positivi e la gente per fortuna continua ad andare a teatro. Certo che una volta tournée come questa duravano otto mesi, oggi se fai tre mesi puoi alzare le dita al cielo».

I giovani attori puntano ancora al teatro?

«Mi sembra ci sia ancora molto interesse. La scuola dello Stabile sforna giovani interessanti. In questo cast c’è Massimo Cagnina che è un fior fiore di caratterista».

Anche lei, come alcuni suoi colleghi, vuole recitare fino al suo ultimo respiro?

«Ancora mi diverto a fare teatro, ma continuerò finché il cervello funziona, finché regge, quello è l’importante. Solo se sarà così andrò avanti».

Ricorda la sua prima volta in Romagna?

«Venni con “I Gemelli veneziani”con Alberto Lionello, correva il 1963-64. Ricordo inoltre di aver fatto uno spettacolo per le scuole davanti a ragazzi che non smettevano più di applaudire».

Sabato alle 18 la compagnia incontra il pubblico nel foyer.

Info: 0547 355959

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