La xilografia del primo '900

Rimini

CASTROCARO. È in corso nello straordinario Padiglione delle Feste di Castrocaro Terme, la mostra “Nel segno del Liberty. La xilografia in Italia agli inizi del Novecento”.

Un progetto realizzato da Beatrice Sansavini e Paola Babini, responsabili rispettivamente della sezione cultura e del coordinamento mostre del Padiglione. L’esposizione è realizzata in contemporanea con la grande mostra forlivese nei Musei San Domenico, “Liberty. Uno stile per l’arte moderna”, della quale costituisce un elegante e raffinato complemento.

Adolfo De Carolis (o De Karolis come amava firmarsi) seguendo l’esempio di artisti nordici come Edward Munch e degli espressionisti tedeschi, agli inizi del Novecento eleva la xilografia italiana al rango di arte grafica di eccellenza. C’è da aggiungere, come sottolinea Gianignazio Cerasoli nel catalogo della mostra curato da Paola Babini, che le matrici xilografiche, oltre a offrire una grande varietà di realizzazioni grafiche, rappresentano una pratica ed economica soluzione per produrre stampe ad ampia tiratura e illustrare libri e riviste.

De Carolis, l’artista preferito da D’Annunzio del quale curerà la parte grafica di tutte le opere, con la sua attività didattica all’Accademia di Firenze e la collaborazione a riviste come “Leonardo”, “Hermes”, “Novissima”, “L’Eroica” e tante altre, tutte ampiamente diffuse fra letterati e artisti dell’epoca, diventa il riferimento italiano più autorevole di questa tecnica incisoria.

Fra i suoi numerosi allievi fiorentini, risaltano i romagnoli Gino Barbieri di Cesena, Francesco Nonni e Domenico Baccarini entrambi di Faenza e Antonello Moroni di Savignano sul Rubicone. L’esposizione di Castrocaro comprende la migliore produzione di questi autori come la sorprendente “Testa di bimba” del 1914 incisa a 5 legni da Barbieri, i “nudini” di Baccarini e la raffinata serie “Le quattro stagioni” di Moroni.

A essi va aggiunto Ettore Di Giorgio nato ad Alessandria d’Egitto ma italiano a tutti gli effetti, del quale, fra le altre opere, è esposto lo splendido “Autoritratto” a due legni.

Francesco Nonni merita un discorso a parte in quanto la sua opera incisoria è vastissima senza nessun cedimento qualitativo sia nelle tavole che nell’illustrazione delle riviste o dei periodici compresi quelli “di consumo” come li definisce Antonella Imolesi Pozzi nel catalogo della mostra. Nonni, promotore instancabile dell’arte xilografica, rinnova i soggetti, la tecnica, moltiplica legni e sfrutta magistralmente i colori. In mostra, fra le numerose realizzazioni di questo poliedrico artista, risalta la serie delle “magnifiche sette” incise fra il 1913 e il 1914, realizzate a quattro, cinque o sei legni. Si tratta di composizioni dove la straordinaria complessità dell’esecuzione e la vivacità degli inserimenti cromatici, le collocano fra i grandi capolavori della xilografia di tutti i tempi. Poterle ammirare tutte insieme è un’occasione davvero speciale.

La mostra è bellissima e realizzata con estrema cura nello splendido scenario del Padiglione delle feste. Muoversi all’interno del capolavoro di Tito Chiti, che per unitarietà stilistica e qualità esecutiva rappresenta uno dei migliori esempi dell’ arte italiana del “Ventennio”, costituisce un “valore aggiunto” considerevole alla visita. Come avviene in tutte le esposizioni di arte incisoria, anche in questa occasione è necessario soffermarsi un po’ più a lungo a osservare le opere per apprezzarne compiutamente qualità tecnica e risultato estetico ottenuto... e ne vale assolutamente la pena. (s.s.)

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