Il 48° Santarcangelo festival è un porto artistico aperto

Rimini

SANTARCANGELO. «Sono le emozioni la chiave di lettura del programma della 48ª edizione di Santarcangelo festival” che apre i suoi sipari venerdì 6 per chiuderli domenica 15 luglio e porta in scena oltre 150 appuntamenti, molti a ingresso libero e gratuito, con oltre 200 artisti dai 5 continenti e la partecipazione di altrettante cittadine e cittadini. Chi parla è la direttrice artistica Eva Neklyaeva che ieri in conferenza stampa ha presentato il cartellone accanto alla sindaca Alice Parma, al presidente della Provincia e sindaco di Rimini comune associato Andrea Gnassi, tantissimi artisti e la condirettrice Lisa Gilardino. E sono le parole di quest’ultima a cogliere appieno il senso di questa longeva manifestazione ma che è altrettanto proiettata nel futuro quale simbolo di apertura al territorio e al mondo e, per usare il suo calzante pensiero, «è porto artistico aperto». In un momento in cui nel mondo in tanti vanno verso i recinti, Santarcangelo è un esempio di apertura al nuovo, alla sperimentazione, alla ricerca, perché questo è il suo Dna e non deve sussistere la paura di perdere le radici, come ha sottolineato la sindaca, perché l’esplorazione artistica multiculturale e internazionale le rappresenta da sempre e oggi più che mai in un mondo che non conosce distanze e confini.

«Una sfida che deve continuare a essere raccolta senza paura perché oggi restare fedeli alla linea significa continuare a credere che la ricerca sia necessaria e adeguarsi alle evoluzioni del teatro contemporaneo sempre più aperto alla coralità, all’inclusione, allo spazio pubblico e alla comunità. E qui c’è tutto questo nel giusto spazio di accoglienza».

Attualità richiamata anche da Gnassi che ha confermato il ruolo consolidato di Santarcangelo quale spazio di libertà e di ricerca da lui stesso apprezzato anche in qualità di cittadino-spettatore. Poi però ha provocatoriamente evidenziato come oggi non sia più sufficiente condividere il valore intrinseco della ricerca culturale ma si debba andare oltre. Con i social pieni di bufale condivise da milioni di visualizzazioni e le manipolazioni della comunicazione che inducono a far vincere chi vuole blindare i porti, ha richiamato tutti, non solo le istituzioni ma anche gli artisti, a prendere posizione, a difendere gli spazi di apertura e rilanciarli «per lasciare un tessuto fertile di sensibilità capace di credere ancora nelle relazioni». «Le élite non possono avere perimetri propri e devono chiedersi se sono in grado di influenzare il tessuto sociale in cui operano, allora sì che davvero apriranno i porti della creatività».

E pare proprio che il 48° festival a queste domande voglia rispondere con le armi puntate, pronte a sparare i suoi proiettili. Non a caso la scommessa sul come reagire al cuore in gola, come recita il titolo, sarà affrontata con momenti performativi collettivi in piazza, senza steccati, senza biglietto, con attori non attori e gli spettatori coinvolti. Un esempio per tutti, il lavoro dal titolo Multitud di Tamara Cubas, la coreografa uruguaiana che, come ha spiegato, ha coinvolto «per otto ore al giorno in un laboratorio che sfocia in tre serate di spettacolo, debutto il 6, in piazza Ganganelli, ore 21.30, oltre 50 persone disposte a lasciare la loro quotidianità per unirsi a perfetti sconosciuti e prendere parte a un lavoro di cui non sapevano nulla, e questo è accaduto grazie a un grande e squisito festival che straordinariamente vive in una città piccola ma capace di grandi slanci».

E tra questi, di intensa luminosità c’è l’esperienza di Wash up, andata in scena durante l’anno, che il 9 debutta al festival mostrando tutta la sua freschezza e vivacità. Merito dei giovani direttori artistici che hanno accolto l’invito della direzione e hanno sperimentato la centrifuga scenica mescolando le arti performative con quelle più vicine ai propri standard generazionali come la musica. Ed è stato un successo.

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