Se metti vicini Beckett e Giacometti il silenzio si trasforma in “Sinfonia”

Rimini

RAVENNA. «Ci sono tante cose terribili». «No, no, non ce ne sono più tante». In questo semplicissimo scambio, tratto da “Finale di partita” di Beckett, al filosofo Theodor Adorno sembrò di vedere concentrato il senso di un Novecento straziato dai più grandi orrori. «La frase più estrema» dell’opera di Beckett significava che le infamie vissute e commesse durante l’ultima guerra erano state talmente grandi da esaurire quasi le possibilità dell’inumano, o almeno così interpretò il filosofo, famoso per aver detto che «tutta la cultura dopo Auschwitz è spazzatura».

Da Beckett, dal grande interprete di questo “disagio della civiltà”, riparte Nerval Teatro. E gli affianca un altro gigante della cultura europea, il coevo Alberto Giacometti.

Pur lavorando in ambiti diversi, Beckett e Giacometti condividevano l’amore per il silenzio, per lo studio del vuoto e dei corpi nello spazio e infine l’ossessione dei volti. Maurizio Lupinelli ed Elisa Pol, che hanno ideato lo spettacolo, nel tentativo di costruire un dialogo immaginario tra Beckett e Giacometti, insieme al gruppo di attori diversamente abili con cui collaborano da anni, hanno riscontrato come le nature disarmanti e giocose di questi attori, fatte di movimenti bizzarri, di volti che si aprono in smorfie esilaranti, e un attimo dopo diventano dure come la pietra, siano vicine al mondo di Alberto Giacometti e perfette per far rivivere alcune situazioni stralunate e al limite che i testi di Beckett propongono.

La prima assoluta della pièce teatrale “Sinfonia beckettiana”, per la regìa di Maurizio Lupinelli, debutta questa sera alle ore 21 al teatro Alighieri. In scena cinque straordinari attori diversamente abili (Paolo Faccenda, Gianluca Mannari, Francesco Mastrocinque, Federica Rinaldi, Cesare Tedesco) e due musicisti, il pianista Matteo Ramon Arevalos e il violinista Stefano Gullo, che interpreteranno brani di Arvo Pärt e Valentin Silvestrov, compositore ucraino contemporaneo che “Ravenna festival” ha voluto omaggiare quest’anno in molti concerti.

«I tre testi di riferimento di Samuel Beckett ai quali si ispira “Sinfonia beckettiana” – spiega Lupinelli – sono “Finale di partita”, “Giorni felici” e “Aspettando Godot”, scelti non solo perché contengono sketch a due, ma soprattutto perché i tre drammi sono molto legati da vari concetti quali il tempo, il silenzio, il senso ed il segno delle pause, l’ineluttabilità della vita, lo scorrere inesorabile dei giorni e la morte».

Le musiche di Arvo Pärt e Valentin Silvestrov consentono un ulteriore lavoro drammaturgico su questi temi: «I brani scelti non costituiscono un semplice elemento di accompagnamento ma creano visione, partiture che scandiscono i ritmi e i silenzi degli attori, diventano fondamentali a garantire connessioni di senso tra linguaggi differenti e forniscono un ulteriore piano di lettura nello spettacolo».

Info: ravennafestival.org

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