Il capanno “Garibaldi” simbolo risorgimentale

Ravenna

RAVENNA. Il poeta imolese Luigi Orsini ne “La morte di Anita” scrive: «Errò quel Prode, rotto a li elementi dentro la Selva che tanto racchiude mistér di fronde e strani incartamenti. Breve il soggiorno in cui protesse il rude Capanno, buono ad ospitar quel Grande; fra pareti solitarie e nude».

La poesia fa parte della raccolta “Le campane di Ortòdonico” pubblicata da l’Eroica di Milano nel 1921. Il “rude Capanno” è quello dove Giuseppe Garibaldi, in fuga dopo la caduta della Repubblica Romana, si rifugia il 6 agosto 1849, due giorni dopo la morte di Anita, per sfuggire alla caccia degli austriaci. Grazie all’attenzione e alla prodigalità della “Società conservatrice del Capanno Garibaldi di Ravenna” che nel 1879 lo riscatta da l’Unione Democratica, il monumento storico mantiene inalterato nel tempo il suo ruolo di simbolo risorgimentale. L’erudito parigino Charles Yriarte, celebre per i suoi libri di viaggio, inserisce “la cabane” garibaldina disegnato da Dosso, nell’articolo del 1877 “De Ravenna a Otrante” sul periodico “Le tour du monde”, che anticipa “Les Bords de l’Adriatique” pubblicato da Hachette l’anno successivo. Norberto Pazzini (Verucchio 1856-1937) nel 1888 dipinge in area ravennate e qui realizza la “Vista di Ravenna da Classe” nella collezione del Museo d’Arte della Città e la piccola tavola “Il capanno Garibaldi” andato in asta a Roma dieci anni fa. Quest’ultimo è anche il soggetto di almeno un paio di belle acqueforti di Vittorio Guaccimanni (Ravenna 1859-1938), delle 145 donate dall’artista alla Pinacoteca nel 1938. Nel 1949 il Comune di Ravenna riproduce una incisione del capanno di Pontaccio eseguito da Gaspare Gambi (Ravenna 1889-1968) sulla cartolina celebrativa del centenario della morte di Anita, mentre Orazio Toschi (Lugo di Romagna 1887-Firenze 1972) dipingendo il “rifugio” ravennate, ottiene la medaglia d’oro alla mostra nazionale del “Paesaggio Storico” a Caserta nel 1961.

A distanza di quarant’anni dalla pubblicazione di “Pittura lirica” dove spiega i suoi sentimenti nei confronti dell’arte, lo stile di Toschi si mantiene orgogliosamente fedele al principio che in ogni opera d’arte «deve essere sempre il riflesso di quella luce che è nel nostro mondo interiore dove prima nasce con le forme divine del sogno». La “Società conservatrice del Capanno Garibaldi di Ravenna” nel 1977 commemora i 170 anni della nascita dell’eroe dei due mondi con la bella medaglia di Giannantonio Bucci (Ravenna 1925 – Cervia 2001), un ottimo ritrattista che raggiunge il livello di eccellenza nella vasta medaglistica commemorativa che produce. In questa occasione sul verso raffigura il capanno sul vecchio Candiano eseguito con magistrale abilità scultorea. Sarà ancora Gambi per la stessa “Società” a riproporre nel 1999 il medesimo soggetto sulla cartolina per il 150° anniversario della Repubblica Romana.

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