La Russia di Gergiev omaggia la Francia

Rimini

RAVENNA. Nella ricca sezione sinfonica che da sempre contraddistingue il cartellone di Ravenna festival, quello con Valery Gergiev è uno degli appuntamenti più attesi: il carismatico direttore russo torna questa sera al Pala de André insieme all’Orchestra Mariinsky, la compagine a cui è legato da moltissimi anni, da quando vi debuttò giovanissimo nel 1978, per poi tornarvi dieci anni dopo come direttore musicale, e dal 1996 come direttore artistico e generale. Un sodalizio che ha consentito all’antica orchestra pietroburghese di affinare sempre più il tratto espressivo e la qualità tecnica, di cui daranno prova aprendo il concerto con una delle più evocative pagine di Debussy, il “Prélude à l’après-midi d’un faune”. Partitura del 1894 ispirata all’omonimo poema di Stephane Mallarmé, che l’autore francese apre e impianta sul sinuoso e celebre arabesco del flauto cui è affidato il compito di impersonare il mitico protagonista, il fauno – non a caso è quello lo strumento che la mitologia gli assegna. Con una efficacia descrittiva che venne riconosciuta dallo stesso poeta che, ascoltando il “Prélude” eseguito al pianoforte proprio da Debussy, disse: «prolunga l’emozione dei miei versi e rende l’ambientazione con più passione ed efficacia di quanto non riuscirebbe a fare la pittura».

L’anima russa di orchestra e direttore, però, si manifestano compiutamente nei “Quadri da un’esposizione” di Modest Musorgskij. Composti per pianoforte nel 1874 e orchestrati da più musicisti ma mai con la sapienza timbrica e “teatrale” di Maurice Ravel – la cui versione è naturalmente quella scelta da Gergiev –, costituiscono, come il titolo suggerisce, il compendio musicale di un’originale passeggiata lungo una galleria di dipinti: è il compositore stesso che con lo sguardo incrocia gli acquerelli dell’amico architetto e pittore Viktor Hartmann, di cui proprio in quell’anno venne organizzata una mostra postuma. Per Musorgskij, esponente di primo piano del nazionalismo musicale russo, si tratta di una serie di spunti per creare con forza visionaria e virtuosismo espressivo quadri musicali che vanno dalle scene di vita popolare a personaggi delle fiabe, dalla cupezza evocazione dell’al di là all’esaltazione vitale del finale.

E la matrice russa emerge con forza anche nel brano che chiuderà il concerto: le “Danze sinfoniche” op. 45 di Sergej Rachmaninov. Il compositore vive negli Stati Uniti già da molti anni quando, nel 1940, compone questa che sarà la sua ultima pagina sinfonica, ma non sa e non può parlare un’altra lingua che non sia quella della “grande madre” Russia. Originariamente forse pensate per la danza, come il titolo lascia immaginare, si tratta di una sorta di affresco sinfonico in tre movimenti dove i tratti costitutivi del suo stile sono ancora una volta ribaditi, dal ricorso a temi di derivazione folklorica fino all’impiego di un’orchestra vastissima, dai colori sgargianti, e alla citazione finale della sequenza gregoriana del “Dies Irae”, che torna più volte nei suoi lavori e qui assume il tono di un vero e proprio congedo dal mondo.

Ore 21. Info: 0544 249244

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