La storia dipinta del Rockisland tra luce, cielo, mare e musica

Rimini

Il “Rockisland”, il ristorante sul molo di levante di Rimini, è al centro dell’attenzione dei media per essere stato scelto dal grande Vasco Rossi e il suo entourage come sede delle prove per rifinire il nuovo tour estivo dell’inossidabile popstar. Nuovo lustro si aggiunge al “padellone” già molto caro ai riminesi per i trascorsi risalenti a i “mitici” anni ’60 quando il suo nome è “Belvedere”, un dancing in posizione strategica, molto romantica e ideale per “imbarcare”: uno dei primi locali ad usare la “blacklight” o luce ultravioletta dove si balla nel buio più completo: solo il bianco è l’unico colore visibile. Costruito in legno, è posizionato in cima al molo già dalla metà degli anni ’20 ed è parzialmente visibile, verniciato di blu, nel quadro dipinto da Emo Curugnani nel 1932, pubblicato da Marco Gennari su “Pittori Riminesi della prima metà del Novecento” edito da Pazzini di Verucchio nel 2012. Un’opera senza tempo, bella e suggestiva, dove la luce e la solitudine del luogo richiamano alcune atmosfere dipinte da Edward Hopper. L’inquadratura è quella tipica di Curugnani: immagine tagliata, tutta sbilanciata sul primo piano a scapito del cielo.

Negli stessi anni, un secondo “padellone”, anch’esso in legno, è presente a metà molo, lo “Chalet Ittico”. Nel 1940 ne viene costruito un terzo collocato in mezzo, il capanno “Paesani” oggetto di un’ipotesi di ristrutturazione dell’architetto Silvio Van Riel pubblicato su “Progress Web Magazine” assieme ad una preziosa serie di informazioni storiche sui capanni da pesca. Negli anni ’60 le strutture di sostegno vengono sostituite con binari della ferrovia per aumentarne la sicurezza, anche perché sono ormai diventati tutti locali pubblici. Il primo, partendo dalla spiaggia è il ristorante Ittico, demolito nel 1980 e non ricostruito, immortalato da Luigi Pasquini (Rimini 1897-1977) in uno dei suoi acquerelli più conosciuti, in copertina su volume “Luigi Pasquini, un cronista del pennello”, curato da Annamaria Bernucci, pubblicato da Minerva di Argelato nel 2017. Il secondo , il capanno “Paesani”, è il Bar del Molo e il terzo, in cima al molo, è prima “Ristorante Quattro Venti” poi “Ristorante Belvedere” gestito da Gualtiero Carli, punto di ritrovo estivo di parte dell’intellighenzia riminese. All’inizio degli anni ’70 il locale viene distrutto da un incendio e, una volta ricostruito, nel 1990 rinasce come “Rockisland”.

Pasquini dedica una serie di almeno tre opere alla “palata” vista dalla spiaggia, dove è ben raffigurata la teoria dei “padelloni” rivolti a sud. Come lui, Domenico Dalmonte (Brisighella 1915-1990) artista-turista, abituale frequentatore delle estati riminesi negli anni Sessanta, realizza con il suo magico pennarello diverse vedute del porto di Rimini, molte delle quali riportate più tardi su zinco, dove figurano i capanni del molo di levante in generale e il “Belvedere” in particolare, pubblicate su “Schizzi autobiografici dedicati alla Grafica e alla Pittura”, il volume curato dal figlio Attilio per l’Editrice La Mandragola di Imola nel 2015.

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