Anche i riminesi nel loro piccolo ammazzano in tutte le stagioni

RIMINI. Anche le formiche, nel loro piccolo… ammazzano. Potrebbe essere questa la sintesi critica del primo giallo a firma Gino Vignali, 50% della coppia Gino e Michele, quelli dei volumetti di battute e freddure Nel loro piccolo anche le formiche s’incazzano, nonché autore televisivo di grande successo da decenni, inventore di “Zelig” tanto per dirne mezza. E in aggiunta, editore dell’agenda Smemoranda. Insomma, uno dalla penna facile e veloce, il quale, a un certo punto della sua carriera, si è trovato ad annoiarsi (succede anche a lui) a causa di una convalescenza, e si è messo a scrivere su un taccuino a penna!

Ne è venuto fuori un thriller a puntate (una quadrilogia divisa per stagioni), ambientata a Rimini, dove Vignali vive per buona parte dell’anno e dove ha comprato casa. Ma non è solo la città a essere diversa dai soliti fondali crime, quanto anche la protagonista, ciò che c’è di più lontano dal classico poliziotto.

Vignali, di madre riminese, ha trascorso le estati della sua infanzia in riviera con i nonni e ancora oggi ne è frequentatore assiduo.

Gino, lei riparte da dove aveva lasciato Tondelli con il suo “Rimini”… Lui diceva che vista dalle colline, Rimini e la Romagna sembrano Los Angeles. A lei ricorda più Miami, ma è comunque una ambientazione ottimale per un giallo…

«Sì perché Rimini è una città normale che diventa spesso una metropoli, con tutti i difetti e i guasti di una metropoli. Un’ambientazione perfetta. Mi piaceva mettere in collegamento l’alto e il basso, il bello e il brutto».

Che tipa è la sua detective? Una donna bella, ricca e aristocratica che fa la poliziotta e addirittura vive in una suite al Grand Hotel: via, fantascienza pura…

«Certo, è fiction, la mia materia. È che io volevo evitare di ripetere il cliché del poliziotto sfigato con la moglie che lo tradisce, in guai economici, i figli che si drogano… Volevo una donna, e una donna realizzata, che ha scelto di fare il lavoro che fa. Una persona senza difetti, né fisici né psicologici. Il rischio era di renderla antipatica, si sa che bellezza e antipatia vanno a braccetto. Ma credo di aver ovviato con la mia scrittura ironica».

Tondelli, De André e adesso lei. Che cos’ha questa città così calamitante? Lei scrive: “Rimini è il casello dell’autostrada che collega la realtà e la fantasia”… Però è roba da turisti, non da chi ci vive tutto l’anno.

«Beh, da quando la frequento, circa 10 anni, Rimini è molto migliorata. È una città universale: se una cosa non si trova a Rimini, vuol dire semplicemente che non esiste, perché ha questa vocazione a soddisfare le esigenze delle persone più disparate, provenienti da tutto il mondo. Io mi ci trovo molto bene, oggi che tutti vogliono venire a Milano – ho dovuto aspettare 60 anni che la gente venisse a fare i weekend nella mia città, pazzesco – io preferisco Rimini, è molto vivibile».

Questo è solo il primo di quattro romanzi ambientati a Rimini. Si parte con l’inverno: in fondo anche lei è un vecchio vitellone che si aggira sul molo nebbioso…

«Lo prendo per un complimento. Ma quella dell’inverno, come detto, è solo la prima parte dell’opera, ambientata a febbraio; ne seguiranno una ambientata a maggio, una a luglio e una in novembre. Tutte già scritte».

A proposito di scrittura. Lei ha scritto a mano per diletto personale e invece si è scatenata una guerra tra editori a chi pubblicava il suo libro. Infine l’ha spuntata la Solferino, nuova casa editrice del Corsera: una bella responsabilità.

«Già, è andata così. Io mi sono solo divertito a scrivere il mio libro a mano, faticando però non poco perché mi ero completamente scordato come si scrive a mano. Alla fine ho pubblicato per Solferino, perché era il progetto che mi piaceva di più, e poi da noi a Milano il Corrierone è un’istituzione. Ma non è la prima volta che inauguro una casa editrice: la Baldini & Castoldi nacque anche grazie alle formiche mie e di Michele. E non andò affatto male!».

Fellini diceva di sé che era un grande bugiardo. Lei sembra invece uno spietato assassino: nel libro ci sono diversi omicidi e cadaveri.

«Fellini non ha mai scritto un giallo e mi piace pensare che se lo avesse fatto assomiglierebbe al mio».

Visto che con tutta probabilità dai suoi libri verrà tratta una fiction, come lei stesso ha ammesso, ha pensato all’attrice ottimale per interpretare il ruolo della sua vicequestore Costanza Confalonieri Bonnet?

«No, sinceramente no. Mentre tutti gli altri personaggi del romanzo sono facilmente identificabili e sovrapponibili con qualche attore, per la protagonista ho preso un po’ di Monica Bellucci, un po’ di Teresa Mannino, un po’ di Micaela Ramazzotti, e perfino un po’ di Angela Merkel per l’autoritarietà che promana. Comunque la protagonista la sceglieranno produttore e regista: Camilleri non aveva scelto lui Zingaretti per il suo Montalbano».

La presentazione del libro si terrà al cinema Fulgor oggi alle 18. Prenotazione: eventisolferino@rcs.it. Interverrà il sindaco di Rimini Andrea Gnassi; seguirà lectio criminalis sull’arte di Carlo Vanoni.

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