Sepúlveda al Fulgor per Tonino Guerra: esce l’opera omnia a cura di Luca Cesari

Rimini

SANTARCANGELO. Poeta, romanziere e narratore della contemporaneità e del passato, dell’immaterialità dell’Oriente e della vacuità dell’Occidente, Omero di Romagna e cantore delle terre di Russia, Tonino Guerra «è stato molte cose e molte ancora e tollera la massima estensione». L’uscita de L’infanzia del mondo. Opere [1946.2012] per i tipi della Bompiani (2018, pp. 3136, euro 95), due volumi contenenti l’opera completa, a cura di Luca Cesari con una ricca cronologia di Rita Giannini, restituisce pienamente la statura dell’autore santarcangiolese. Opera omnia che sarà presentata a Rimini il 5 maggio alle 17.30 al cinema Fulgor, ospite d’onore lo scrittore Luis Sepúlveda, il quale sarà insignito della presidenza onoraria dell’Associazione Tonino Guerra.

Quando si parla di Guerra ci si riferisce a un artista a tutto tondo che ha scritto un centinaio di libri, sceneggiato oltre 120 film diretti dai più grandi registi, tra cui Michelangelo Antonioni e Federico Fellini, Theo Anghelopulos e Andrej Tarkovskij solo per citarne alcuni, e raggiunto una notorietà internazionale, grazie alla sua ampia e variopinta genialità espressa in vari campi dell’arte, compresa la pittura.

Nell’arco della sua lunga vita (era nato il 16 marzo 1920 ed è scomparso il 20 marzo 2012), ha ricevuto un sguardo critico ampio – come attesta il capitolo dell’Antologia critica (che non può comprensibilmente essere completa) – ma piuttosto obliquo, frammentato e in parte anche condizionato dal suo importante e riconosciuto ruolo di autore cinematografico. Ora l’occasione è giunta per riappropriarsi del suo essere a pieno titolo autore tradotto in tutto il mondo che ha, come scrive il curatore nell’introduzione, tra «i suoi vicini più prossimi i classici di ogni tempo». Certo non è facile, sostiene Cesari, collocare una tale «vera res gestae di parole», ma il critico indica un tracciato di rilettura. «I problemi d’illuminare l’attività di Guerra dipendono dalla capacità d’istituire nessi e interazioni tra i singoli momenti. Ripiegare sullo studio della letteratura senza un tale metro simultaneo – come negli ultimi decenni gli antologisti hanno fatto – non premia, anzi sciupa la leggibilità di un autore in una serie di occasioni parcellari. Unico è il pozzo, l’individualità allo specchio da cui l’autore ricava l’intero» della sua opera.

Lo stesso Guerra sosteneva di «avere sempre la poesia alle spalle», così come sull’uso della lingua la pensò continuativamente come ebbe a rispondere a Pasolini, nel 1952, quando questi gli chiese (per il “referendum” poi pubblicato su Il Belli) se la sua poesia facesse parte della letteratura italiana o di una letteratura regionale: «Vorrei rispondere indirettamente. Io penso che tutte le buone poesie in dialetto facciano parte della letteratura nazionale». Pertanto è molto condivisibile ciò che si legge nell’introduzione: «In Tonino Guerra tutte le forze vive sono fondamentalmente uguali: che ne usi per poemi o storie, son sempre occasioni d’incantare e nascondono la classicità indipendente dal tempo».

Non esiste discrimine né tra la scrittura per il cinema e quella per sé ma neppure tra l’utilizzo della lingua madre e dell’italiano. Anche in questo caso Cesari risolve le dicotomie. «Faticoso diritto a esser considerato senza guadi, senza divisori, a guisa di una vocazione che ha viaggiato dal testo scritto al cinema e non certo per esser guardato con lenti bifocali, per il romagnolo e per la lingua. La specchiera dove il suo io si guarda non prescrive due linguistiche, ma si raddoppia in molte immagini […] e il valore estetico che rivendica questo stile richiede una lettura integrata delle sue prove».

Con i due volumi Bompiani viene raccolta tutta la sua produzione suddivisa nei capitoli: Poesie, Avvisi poetici, Traduzioni, Narrazioni e prosimetri, Viaggi, Favole, Script, Teatro, Aforismi e con ciò verrà di gran lunga facilitata l’indagine per l’intero, a campo unificato, «immaginando di seguire l’opera (definizione per sé inconclusa) nel continuo temporale di una casa dalle molte stanze […] che creano tanti corridoi del racconto e scorrevoli che si aprono e richiudono come nella casa giapponese». Sogno, immaginazione, trasfigurazione della realtà, evocazione, invenzione, caratterizzano l’intera opera guerriana ma sia essa in prosa o in versi, poesia epica o civile, narrazione favolistica o teatrale, cinematografica o aforistica, si può affermare che l’uomo portava su di sé il carico della magia dello sguardo, non altro che fuoco incalzante della poesia capace, come ha scritto Roberto Roversi, di sfornare oro zecchino, lo stesso che faceva dire ad Antonioni: «La condanna o il privilegio di Tonino Guerra è di essere costretto ad andare in giro con Tonino Guerra, mi domando come faccia il primo, l’uomo, a sopportare senza un attimo di tregua la visione del mondo del secondo, il poeta».

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