La violenza che genera violenza. È l’irrazionalità umana da sempre

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RAVENNA. Dopo aver affrontato con originalità, nel 2016, le ossessioni di Treplev e Nina nel “Gabbiano di CČechov, Carmelo Rifici (nominato nel 2015 direttore della Scuola del Piccolo teatro di Milano, succedendo a Luca Ronconi) sceglie un affondo nel mito come seconda produzione che nasce dalla collaborazione fra LuganoInScena, il LAC e il Piccolo. “Ifigenia, liberata” – nato a quattro mani con la drammaturga Angela Demattè – è solo l’inizio dell’indagine che Rifici propone allo spettatore, chiamando Eraclito, Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide, René Girard, Antico e Nuovo Testamento a fornire storie e riflessioni sulla vera protagonista del lavoro: la violenza dell’uomo come realtà inestirpabile e mistero senza fine. Si va in scena il 27 e 28 alle ore 21 al teatro Alighieri di Ravenna per “La stagione dei teatri”.

Schiacciata dal volere paterno, contagiata dalla follia del popolo, Ifigenia sembra non poter uscire da un destino senza speranza in cui solo il sangue di un innocente può placare la violenza della folla. Non solo gli Atridi, ma tutto l’occidente ne porteranno il pesante fardello. Le parole di Atena che chiudono l’Orestea, il suo delegare agli uomini la responsabilità attraverso leggi condivise, non hanno ancora portato ad una soluzione. Ancora oggi gli uomini cedono alla violenza, non trovano altro modo per combatterla se non usandola a loro volta, sempre in nome di un padre da vendicare.

Sabato 28 aprile la sala Corelli ospita l’incontro con la Compagnia, a cura di Giuseppe Fornari e, di mattina, gli studenti del Liceo artistico “Nervi” di Ravenna sono protagonisti di una visita guidata attraverso le scenografie dello spettacolo.

«Lo spettacolo – spiega Rifici – nasce dall’esigenza di indagare, ancora una volta, come un leitmotiv dei miei ultimi lavori, l’uso della violenza, sia a livello macroscopico sia nel microcosmo familiare. Ciò che mi inquieta fortemente è questa ineliminabile caratteristica dell’essere umano di distruggere, di chiudere. Nella sua continua evoluzione tecnologica e scientifica la nostra specie non ha mai fatto a meno delle guerre, del sangue, della sopraffazione. Perché? Ancora oggi gli uomini cedono alla violenza, non trovano altro modo per combatterla se non usandola a loro volta, sempre in nome di un padre da vendicare, di un territorio da difendere, di un Dio da obbedire. E mentre il mondo è sempre più occupato a prendersi cura delle proprie vittime, le vittime non cessano di diminuire. Ifigenia, liberata tenterà di svelare l’annosa questione della nostra natura violenta».

«Parlare dell’uomo oggi – dice la drammaturga Angela Demattè – è lo stesso che tremila anni fa, probabilmente. In tutto il mondo. Riti speculari, molto simili, davano senso e tempo agli uomini. Credere che le civiltà umane nascano da violenza “controllata” in gesti rituali è una scoperta terribile. Ma, se così è, tanto vale starci davanti. Allora, di fronte alla vicenda di Ifigenia, sacrificata perché la guerra possa cominciare, dobbiamo chiederci se sia stata davvero una scelta “irragionevole”. Dobbiamo chiederci se oggi esista una reale alternativa a quella scelta. Cosa faremmo noi. Il “discorso”, la “parola”, la “ragione”, il “senso” che oggi ci guida si è liberato da quel sacrificio? A che punto è arrivato il cammino del nostro umano, troppo umano Logos?».

Info: 0544 249244 e 30227
www.ravennateatro.com

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