Una poetica, ironica sfida tutta "R.osa" per Claudia Marsicano

NOVAFELTRIA. È “R.osa” la proposta scenica, tutta al femminile, del teatro Sociale di Novafeltria, oggi alle 21, per celebrare la Giornata della donna. L’autrice (sue sono anche la coreografia e la regia) è la pluripremiata coreografa e performer Silvia Gribaudi; l’interprete (Premio Ubu 2017) è Claudia Marsicano.

Straordinario il successo di “R.osa. 10 esercizi per nuovi virtuosismi” (finalista all’Ubu e Premio Rete Critica, miglior spettacolo di danza 2017), che dal debutto è continuamente richiesto nei teatri italiani e non solo; affascina e coinvolge per l’originalità drammaturgico-coreografica e la grande prova attorale di Marsicano. Parola d’ordine dell’autrice torinese, che si è costruita accanto a maestri coreografi e danzatori internazionali un curriculum di grande rispetto e un’altissima professionalità, e che dal 2009 produce e interpreta lavori ospitati nei più importanti festival internazionali, è ricercare oltre gli schemi, abbattere gli steccati, reinterpretare la coreografia e la danza all’insegna della sfida, dello humor, della poeticità, andando contro corrente, insomma osando, come parafrasa il titolo “R.osa”.

Una performance che si inserisce nel filone poetico della coreografa che con ironia dissacrante porta in scena l’espressione del corpo, della donna e del ruolo sociale che esso occupa e lo fa con un linguaggio informale entrando anche in relazione col pubblico. L’attrice è sola in scena con il suo corpo che sembra uscito da un quadro di Botero e con cui mette in atto una vera e propria rivoluzione: quella del suo fisico che si ribella alla gravità e libera tutta la propria leggerezza. Così da rompere schemi e pregiudizi e avvicinarsi alla bellezza più pura.

A Silvia Gribaudi abbiamo chiesto come è nato questo lavoro.

«Dal 2009 immaginavo una performance con più donne che fosse un elogio della leggerezza. Quel progetto non è partito, almeno finora, ma nel frattempo ho visto Claudia Marsicano e subito le ho chiesto se era interessata a un lavoro che, sempre nell’ambito del mio percorso, potesse far esprimere alla danza i propri dettami attraverso piccoli gesti. Ho scritto Dieci esercizi per nuovi virtuosismi ed è nata un’intesa perfetta. Allora non avremmo mai pensato a tutta questa visibilità».

Lo spettacolo interloquisce col pubblico e alla fine voi lo incontrate, come mai?

«Normalmente sì (a Novafeltria sarà più un momento conviviale nel ridotto del teatro, con tanto di brindisi, ndr) e io prima faccio anche una breve introduzione per aiutare il pubblico a vedere lo spettacolo come un progetto vero e proprio che nasce da un percorso di ricerca sul movimento».

Perché ci tiene a raccontare la sua visione e il suo progetto?

«Innanzi tutto ci poniamo come osservatrici che cercano di capire le intenzioni e le sensazioni del pubblico al di là dell’apparire di un’immagine che sia uno stereotipo o no, ma che rischia di diventare un’icona da usare, e ciò vale soprattutto per l’immagine femminile. Ecco, cerchiamo di demolire questa visione e lo spieghiamo».

Allo stesso modo volete arginare il successo che rischia di ingabbiarvi?

«Sì, desideriamo orientare il successo che è una grande opportunità, in una dimensione non superficiale per incidere in profondità, per far ragionare sul valore dell’immagine e della bellezza».

Come viene accolto all’estero “R.osa”, quali le differenze con l’Italia?

«Le reazioni sono le stesse, così l’entusiasmo, che all’estero però viene arricchito da una considerazione significativa. Riconoscono nel lavoro una gestualità, un linguaggio, un’espressività ironica, calda, accogliente tipicamente italiana, che è un gran valore. A conferma che esportiamo come autori un’originalità molto amata. E c’è un grande rispetto per la progettualità che vogliono conoscere».

Quale sarà la prossima tappa?

«Continuo con i progetti territoriali con le over 60 e a breve farò una residenza all’Arboreto di Mondaino, accompagnata da un laboratorio sul come si sposa la tradizione popolare con la danza contemporanea. La residenza sfocerà in uno spettacolo con tre danzatori: Le tre grazie del Canova».

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