Auto/Ritratti dal Novecento forlivese: arte e psicologia

Rimini

È in corso a Forlì la mostra “Auto/Ritratti dal Novecento forlivese” curata da Orlando Piraccini e Flora Fiorini con la collaborazione di Maria Scaioli, Sergio Spada e Anna Turoni. Inserita nel percorso di visita “Grande Romagna” di Palazzo Romagnoli fino al 17 giugno 2018, rientra nel piano di esposizioni temporanee delle opere del Novecento conservate nella Pinacoteca Civica forlivese.

Un itinerario alla scoperta dei volti dei protagonisti. Del grande Maceo Casadei (Forlì 1899 – 1992), al quale si deve la generosa donazione, nel 1968, di oltre centocinquanta opere alla Pinacoteca di Forlì, è in mostra l’autoritratto a mezzo busto in camicia bianca.

Lo sguardo e la piega amara delle labbra rivelano una certa aria di sdegnosa sufficienza dell’artista ultrasessantenne che si riprende di tre quarti verso sinistra. Un taglio con una torsione del capo che si ritrova nelle opere di antichi maestri e in alcuni pittori francesi dell’Ottocento che Maceo conosce bene avendo vissuto e lavorato Oltralpe. Un autoritratto non casuale, da vero maestro.

Suoi sono anche i ritratti dei “colleghi” Carlo Stanghellini (Forlì 1901-1956) e Gianna Nardi Spada (Forlì 1900-1979). Di quest’ultima è esposto anche il busto in gesso patinato di Bernardino Boifava (Ghedi 1888 – Forlì 1954) del 1938.

Sempre dell’autore dei monumenti ai caduti di Rimini e Santarcangelo di Romagna è lo splendido busto in bronzo del pittore Giovanni Marchini (Forlì 1887-1946) eseguito nel 1920, presente nella collezione permanente.

In mostra poi Edgardo Zauli Sajani (Forlì 1874 – Roma 1944) con la bella opera giovanile dove si rivela la padronanza tecnica e le capacità espressive già raggiunte che lo porteranno a una intensa attività ritrattistica qualitativamente non vincolata da limiti accademici, come conferma l’altro autoritratto fortemente realistico, realizzato in età matura.

Estroverso e divertente il vivace busto in terracotta policroma che raffigura il pittore Francesco Vinea (Forlì 1845 – Firenze 1902) realizzato nel 1881 da Ettore Ximenes (Palermo 1855 – Roma 1926) durante il suo soggiorno a Firenze, prima di andare a dirigere la Scuola d’arte di Urbino. In quel periodo il brillante pittore forlivese riscuote un notevole successo con quadri di genere di dolci fanciulle, procaci e civettuole, abbigliate in costumi d’epoca, di taverne con soldati in divisa del XVI e XVII secolo e con languidi nudi femminili inseriti in paesaggi agresti.

Con Pietro Angelini (Forlì 1888 – Roma 1977), Gino Mandolesi (Forlì 1915-1955), Marchini e Stanghellini figurano artisti tutti da scoprire come Sante Malmesi (Forlimpopoli 1868-1930) e Amilcare Casati (Forlì 1895-1961), conosciuto per la sua attività di ritrattista e la partecipazione alle mostre bolognesi dell’inizio degli anni Trenta.

Infine, una piacevole sorpresa, Alfredo Zoli (Forlì 1880 – Milano 1965), l’avventuroso giramondo, pittore e fotografo, celebre ritrattista degli anni Venti-Trenta. Antesignano delle tecniche di elaborazione grafica computerizzata, nell’era pre-pc Zoli inventa la “psicopittografia” intervenendo sul negativo fotografico modificandone la trama (texture) per ottenere effetti simili alla pittura a olio, all’incisione o al disegno.

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