Essere se stessi è la scelta migliore. Il geniale Caparezza ti fa stare bene

Forlì

FORLI'. Il rapper meno rapper della musica italiana arriva al PalaGalassi di Forlì questa sera alle 21 con un concerto che ha fatto registrare il tutto esaurito in prevendita già da qualche giorno (il botteghino aprirà comunque, ma sarà una corsa agli ultimi biglietti disponibili). Michele Salvemini da Molfetta ha assunto lo pseudonimo Caparezza (che fa riferimento alla chioma di ricci che ha rinunciato ad addomesticare) all’inizio del nuovo millennio, abbandonando la precedente identità Mikimix, con la quale era passato da Sanremo, praticamente inosservato, per fortuna, e aveva inciso un paio di album negli anni ’90. Verificato che il pop non era il suo ambiente, Michele ha compiuto una repentina inversione di marcia, tornando da Milano in cantina a Molfetta, dove si è chiuso per elaborare la nuova identità. Quel che ne è uscito è un esempio unico nel panorama musicale italiano, fieramente indipendente e ispiratissimo, con testi e musiche originali ed efficacissimi, a tratti geniali. Quel successo che ha inseguito per anni tramite i canali tradizionali, discograficamente e artisticamente, è invece arrivato deflagrante con la nuova vita da indipendente, che non concede nulla o quasi al cosiddetto “mainstream”, confermando che essere se stessi è sempre la scelta migliore.

Caparezza è un rapper, ma non c’entra niente con le decine di rapper emersi negli ultimi anni, e fa proprio della diversità artistica la sua bandiera e la sua forza. “Geniale” è la parola più spesso associata, a ragione, al musicista pugliese, che in ogni canzone mette così tante idee, che ad altri bastano per un intero album. Lo stesso si può dire dei suoi concerti, che contano su un impianto scenico e spettacolare altrettanto ricco e sorprendente.

Con sette album di inediti, più una raccolta e un live, ha pavimentato la sua ascesa al successo, che comprende singoli come “Fuori dal tunnel”, “Vengo dalla luna”, “Eroe”, “Vieni a ballare in Puglia”, “Goodbye malinconia” (con Tony Hadley), “Non me lo posso permettere”, “China town”, e i recenti “Ti fa stare bene” e “La chiave”. Arriviamo così al più recente album “Prisoner 709”, pubblicato il 15 settembre scorso dopo due anni trascorsi a lottare con l’acufene, problema fastidioso per chiunque, di più per un musicista, con cui ha scoperto di dover convivere, non potendo risolverlo. A proposito di questo difficile periodo racconta: «Il fischio che avevo nelle orecchie da anni è aumentato fino a diventare una tortura, probabilmente a causa dell’abuso dei volumi. L’acufene non si conosce, e non se ne parla abbastanza; in molti sostengono di poterlo debellare e, secondo la mia personale esperienza, non ne sono affatto capaci. “Chi troverà il rimedio per l’acufene vincerà il Nobel” è la frase più ricorrente nei forum, l’altra è: “Non c’è rimedio, te lo devi tenere”». Questo non gli ha impedito di confezionare un altro album di grande livello, rispetto al precedente “Museica” molto più duro nei suoni, a tratti vicini al metal e al techno-punk, diventato un altro grande successo.

Info www.vidiaclub.com

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