Macché Roma o Torino: la patria del cinema è l'Emilia-Romagna

Rimini

BOLOGNA. Che cos’hanno in comune Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Pier Paolo Pasolini, Valerio Zurlini, Florestano Vancini, Bernardo e Giuseppe Bertolucci, Marco Bellocchio, Liliana Cavani, Pupi Avati, Giorgio Diritti? La loro terra di origine, l’Emilia-Romagna. «In questa regione che oggi si chiama Emilia-Romagna, e che sta nel collo dello stivale come uno storico raccordo tra il nord e il centro-sud d’Italia – scriveva il critico cinematografico Renzo Renzi, autore fra l’altro de La mia Rimini di Fellini – è nata e si è formata gran parte dei migliori cineasti italiani» (Una terra di cineasti, 1990).

Emilia-Romagna terra di cineasti è ora una mostra dedicata alla grande tradizione cinematografica della regione, in svolgimento a Berlino – all’Istituto Italiano di Cultura – fino al 25 febbraio. L’esposizione a cura di Gian Luca Farinelli, Antonio Bigini e Rosaria Gioia, è promossa dalla Cineteca di Bologna con il sostegno della Regione.

La straordinaria fertilità cinematografica di queste terre meritava un approfondimento: perché – viene da chiedersi – alcuni dei maggiori cineasti italiani sono emiliano-romagnoli? E perché molti dei momenti più innovativi e sorprendenti della storia del cinema italiano sono avvenuti in questa regione?

La mostra, già svoltasi nel bolognese Palazzo d’Accursio, si articola in un doppio percorso. Nella parte esterna un dialogo aperto tra pellicole, testi e testimonianze permette ai visitatori di rileggere la storia del cinema italiano da una prospettiva emiliano-romagnola, evidenziando l’affinità elettiva che da sempre lega il cinema alla nostra regione. Il percorso interno tenta invece in maniera più suggestiva di interrogarsi sulle ragioni di questa straordinaria fioritura. Muovendo dalle idee e dagli spunti seminati da Renzo Renzi (che per primo si occupò del cinema emiliano-romagnolo nell’articolo che dà il titolo alla mostra), ecco un gioco di rimandi tra film, testi e fotografie che punta l’attenzione su un retroterra culturale, geografico e sociale unico, che ha fatto dell’Emilia-Romagna una regione a naturale vocazione cinematografica.

Si tratta dunque di una mostra che invita a viaggiare, per visitare anche gli archivi cinematografici che la regione ospita: quello di Cesare Zavattini a Reggio Emilia, di Michelangelo Antonioni a Ferrara, di Federico Fellini a Rimini, di Pier Paolo Pasolini a Bologna o di Tonino Guerra a Pennabilli.

Il cineturismo

In quest’ottica si inserisce anche il progetto sul cineturismo, realizzato sempre in collaborazione con la Regione. Un sito web offre una mappatura dei principali film girati su questo territorio, proponendo dei percorsi specifici rivolti agli appassionati, per riscoprire luoghi più o meno noti visti attraverso gli occhi dei grandi maestri.

I film girati in Emilia-Romagna sono stati raccolti in un database ricco di informazioni e interazioni per l’appassionato che voglia – virtualmente o realmente – visitare il territorio attraverso le suggestioni che nei decenni ha regalato il cinema dei grandi maestri. Oltre ad un’attenta catalogazione dei film e dei luoghi, fornisce agli appassionati un’utile guida a percorsi alternativi per scoprire la regione. E senza preclusioni: da Abbronzatisimi al Pupi Avati di Zeder. Forse però il nome del dominio non è dei più semplici e immediati per uno scopo divulgativo e interprovinciale: www.cineturismo.cinetecadibologna.it.

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