Il monumentalista cesenate Lotti fra pittura e scultura

Cesena

CESENA. In occasione del centenario della morte di Renato Serra, Orlando Piraccini, sul Resto del Carlino del 1° dicembre 2015, lamenta il degrado in cui versa il «piccolo complesso monumentale» dedicato nel 1925 al letterato cesenate, costituito dal busto in bronzo posto al vertice di una struttura in marmo bianco con due eleganti figure unite per le braccia ai lati in stile Art nuveau, collocato in piazza Bufalini davanti all’ingresso della Biblioteca Malatestiana di Cesena.

Lo storico dell’arte specifica come il selciato sia sconnesso e a pezzi, la recinzione corrosa dalla ruggine e «antifurto per biciclette», i marmi rovinati e il volto dello scrittore ossidato e ricoperto di «colature acide e variamente maculato».

L’autore del monumento è Ettore Lotti (Cesena 1896 – Lavinio 1981) che esordisce come scultore con alcuni bozzetti apprezzati dalla critica, alla Mostra d’arte cesenate del 1919, fresco di diploma accademico conseguito a Firenze sotto la guida di Domenico Trentacoste, l’insegnante di scultura che influenzerà profondamente tutta la produzione artistica del giovane allievo.

Un altro busto in bronzo modellato da Lotti, il monumento alla medaglia d’oro, primo aviere motorista, William D’Altri “massacrato” nel 1936 dai Galla nell’aeroporto di Bonàia in prossimità di Lechemti in Etiopia, collocato in viale Carducci, sempre a Cesena, si presenta con “colature acide e variamente maculato”. Continuando a seguire il filo conduttore del degrado, anche l’erma con il busto di Arnaldo, fratello di Benito Mussolini, morto di infarto nel 1931, che Lotti esegue l’anno successivo, posta sulla tomba del giornalista nel piccolo cimitero monumentale di Paderno di Mercato Saraceno, versa in condizioni critiche. Una disdetta che fortunatamente non sembra affliggere il bronzo fuso in quegli anni, conservato nella Pinacoteca Comunale di Forlì, che ritrae un’altra medaglia d’oro al valor militare, Ivo Oliveti, politico e pilota dell’aeronautica italiana, perito nel 1936 ad Auxum in Etiopia nel tentativo di salvare il suo equipaggio nell’incendio del suo aereo.

Alla fine della Seconda guerra mondiale, Ettore Lotti lascia Cesena e si trasferisce a Lavinio sul litorale laziale, dove continua la sua attività di scultore e di pittore di quadri di buona fattura, in linea con la pittura di tradizionale matrice figurativa.

Benché lontano, mantiene i contatti con la città natale eseguendo opere monumentali nel Cimitero urbano come i due grandi bassorilievi della Cappella Facchinetti nel 1960 e la grande “Pietà” in marmo bianco della Cappella Damerini nel 1963 che vanno ad aggiungersi al busto in gesso di Rosanna Salberini, opera giovanile del 1922, nella Cappella del Santissimo Crocifisso.

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