La moda, lo stile, l'architettura: un "ménage à trois" che funziona

Rimini

IMOLA. Ben 150 capi d’abbigliamento, dal 1925 al 2017, raccontano come sono nate, e come nascono ancora oggi, le creazioni più significative degli stilisti più celebri nel mondo. Sono stati selezionati tra i 400mila abiti conservati negli Archivi Mazzini di Massa Lombarda, realtà poco conosciuta dai più, ma tra i punti di riferimento a livello internazionale degli stilisti di tutto il mondo, che arrivano nella bassa Romagna per fare ricerca, per far germogliare un’intuizione, per innescare il processo creativo da cui nascono gli abiti di moda più belli o significativi.

Ricerche di stile

I 150 capi esposti fino al 28 febbraio nelle eleganti sale di Palazzo Tozzoni a Imola, dimora nobile del Settecento, fanno parte della mostra dal titolo: “Ricerche di stile. Gli Archivi Mazzini a Palazzo Tozzoni”, ideata e voluta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, che voleva celebrare lo stile che caratterizza questi due luoghi eccellenti del territorio.

Un dialogo perfettamente riuscito: gli abiti sembrano “nascere” a Palazzo Tozzoni e gli ambienti della casa-museo si sono illuminati. Il percorso-mostra costruito sapientemente da Carla Marangoni, responsabile degli Archivi Mazzini insieme ad Attilio Mazzini, racconta il significato della malìa che le creazioni di 50, 60, 70 anni fa continuano a esercitare sullo stile e si sofferma sul momento in cui il processo creativo permette di trasformare quel fascino in qualcosa di contemporaneo, di nuovo. Ogni abito è un’opera d'arte che sottende un’idea, una conoscenza, uno studio, uno sguardo attento sul mondo, qualcosa che non smette di esercitare il magnetismo estetico. E esattamente come per gli abiti silhouette, anche le meraviglie di Palazzo Tozzoni sono in grado di traghettare nella contemporaneità un incantesimo che non ha alcuna intenzione di terminare la sua seduzione.

Un percorso lungo cento anni

E così quasi un secolo di moda, a partire dallo splendido “Delphos” di Mariano Fortuny (unico pezzo prestato in mostra, proveniente da Venetia Studium srl) datato 1925, l’ermesino di seta plissettato che rivoluzionò l’abito femminile, fino al recente Jil Sander di Rodolfo Paglialunga designer del 2017, dialoga con gli splendidi spazi settecenteschi: l’Oriente che influenza l’Occidente negli accostamenti cromatici di Romeo Gigli creano un dialogo con i damaschi cremisi e le specchiere dorate dell’appartamento barocchetto e ancora gli abiti scultorei e tridimensionali di Maurizio Galante abitano l’austero appartamento impero. I voluminosi e leggeri vestiti da ballo di Yohji Yamamoto e Jean Paul Gaultier spiccano nella sala da musica dell’appartamento Impero, mentre i famosi corpetti di Gaultier e di Dolce e Gabbana che s’ispirarono per la prima volta alla biancheria intima, sono esposti tra gli oggetti per l’igiene personale.

I fiori

La luminosa loggia attraverso cui la natura entra nel palazzo ospita la moda floreale, tra cui spiccano capi unici come il costume da bagno anni Cinquanta di Schiaparelli. La cucina ospita le creazioni di Issey Miyake che utilizza insoliti materiali normalmente non associati alla moda in un connubio di origami e lavorazioni complesse. Infine i vestiti Stone Island ispirati a quelli in uso nel mondo del lavoro si affacciano dalle cantine del palazzo dove ancora si respira il profumo del vino. E in tutto il palazzo gli abiti di Valentino, Callaghan, Marni, Cappucci, John Galliano, Versace, Prada, Margiela, Bolzoni, Watanabe, Vivienne Westwood, Fay, Comme des Garçons, Marni delle sorelle Fontana e di altri, dialogano con gli spazi e ne condividono le suggestioni.

Il 26 dicembre e il 6 gennaio alle 17 previste visite guidate gratuite
www.mostrefondazioneimola.it

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