Immagina Rimini: una città in cerca della propria identità

Rimini

RIMINI. La grafica, come rappresentazione visuale di ciò di cui è impregnata la città di Rimini, è ricca di contraddizioni tra lavoro d’autore e immagini nazional popolari. Lo sottolinea Mariacristina Serafini, curatrice di Rimini underground. Le avanguardie grafiche anni ’80, edito da Guaraldi per la collana “Rimini grafica”, volume che sarà presentato il 10 novembre alle 17.30 al Museo della Città nell’ambito della rassegna “Frontespizio”.

‹‹È solo la prima tappa – sottolinea la curatrice – di un progetto più ambizioso, di una grande mostra che l'assessore alle Arti Massimo Pulini sta progettando per il Natale 2018 e che vedrà queste monografie accorpate in un grande testo critico, per indagare su quello che molti anni fa Oliviero Toscani e Mario Guaraldi titolarono “Picture Rimini!”, cioè “Immagina Rimini!”, una città in cerca della propria identità. Quel progetto non fu mai realizzato. Ma oggi, quarant'anni dopo, è forse possibile stilare un bilancio di che cosa sia Rimini nell'immaginario collettivo››.

Perché “Rimini underground”?

‹‹Una scelta che è stata fatta su un determinato periodo, un decennio ricco di fermenti, dalla musica alla grafica all’architettura, La produzione e la distribuzione avvenivano in circuiti paralleli e sotterranei, oggi la rete permette una grande facilità di distribuzione ma è facile poi cadere nell’indifferenza del mare magnum di Internet. Maurizio Cattelan con la sua operazione “Saluti da Rimini” è stato l’ultimo tra gli artisti chiamati a interpretare la città, che ha cercato di rappresentare Rimini attraverso le sue opere. Nel mio libro “Saluti da Rimini. L’immaginario riminese nelle cartoline” i suoi manifesti sono accostati alle post card, rappresentazioni di un mondo che, come scrisse Francesco Gabellini, “sono commoventi perché rappresentano ciò che vorremmo essere ancora una volta, ma non possiamo più essere. C’è in loro lo sforzo disumano di salvare quel cattivo gusto che comunque rappresenta qualcosa di concreto, di reale. Talmente reale da creare un immaginario”››.

Uno dei grafici di cui viene presentata l'opera nel libro è Stefano Tonti, graphic designer, dopo diversi anni trascorsi a Milano e Barcellona, vive e lavora a Rimini, principalmente per istituzioni ed eventi artistici e culturali. Le sue immagini grafiche per il teatro comunale di Rimini e per il premio giornalistico Ilaria Alpi sono stati selezionati per due edizioni del prestigioso Compasso d'oro, e i suoi lavori esposti in mostre e pubblicati in siti web, libri e riviste di design in Italia e all'estero.

Tonti, quali le linee che ha seguito in suoi lavori recenti, come l'immagine grafica per le Celebrazioni Malatestiane?

‹‹Nell’elaborazione di questa immagine il livello verbale è entrato in relazione con quello visuale. Leggendo della personalità “poliedrica e sfaccettata” di Sigismondo, mi è venuta l’idea di ricostruirne l’effigie all’interno appunto di un poliedro, ogni “faccia” del quale contiene un frammento del suo celebre ritratto – l’occhio, la bocca, il naso e così via – determinando un effetto finale quasi cubista che allude anche alla modernità della sua figura. Il poliedro è per la precisione un icosaedro, uno dei cinque solidi platonici ripresi dalla cultura umanistica della quale era imbevuta la corte malatestiana, circostanza che fornisce un’ulteriore chiave di lettura. Parafrasando Luigi Ghirri, anche in grafica bisogna “pensare per immagini”››.

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